La Regione Piemonte stanzierà 58 milioni di euro, nei prossimi tre anni, per stabilizzare 1.137 mila lavoratori precari della sanità entro il 2024. È quanto annunciato dal governatore Alberto Cirio a seguito dell’accordo siglato tra la Regione e la maggior parte dei sindacati del comparto medico piemontese: Cgil, Cisl, Uil, Fials, Fsi-Usai e Nursing Up.
La svolta è arrivata esattamente 58 giorni dopo la manifestazione davanti al palazzo del consiglio regionale del Piemonte di medici, infermieri, oss e assistenti sociali precari, lavoratori che hanno combattuto in prima linea sin dall’inizio della pandemia e che esercitano una tra le professioni con il maggior rischio di contagio. Nei due anni appena trascorsi, ovvero quelli passati dall’arrivo del Covid in Italia, hanno prestato servizio senza sosta con turni di lavoro estenuanti e che nonostante il loro contributo essenziale per la società rischiavano di essere licenziati.
I dettagli dell’accordo
Nel nuovo accordo viene sancita la proroga fino a fine anno dei contratti a tempo determinato del personale sanitario e socio-sanitario in scadenza nel secondo semestre del 2022. Nello specifico entro l’anno prossimo verranno assunti 656 precari che hanno maturato al 30 giugno 2022 i 18 mesi di servizio, di cui almeno sei nel periodo Covid. Nei confronti di altri 530 precari appartenenti a sanitario e socio-sanitario lo stesso accordo prevede 7,8 milioni di euro di risorse straordinarie nei bilanci delle Asl per la proroga fino a fine anno dei loro contratti a tempo determinato (in scadenza nel secondo semestre 2022)
Inoltre l’attivazione anche del decreto Calabria premetterà alla Regione di sforare il tetto di spesa della sanità piemontese del 10% per un totale di 58 milioni di euro fino al 2024. Mentre nell’accordo non rientra il personale amministrativo: in totale sono ancora 3 mila i lavoratori sanitari, soprattutto infermieri, che aspettano di essere stabilizzati.

Giorgio Ariaudo (Cgil Piemonte): “Accordo storico, ora è necessario stabilizzare il personale amministrativo”
Grande la soddisfazione delle principali sigle sindacali, tra cui Cgil Piemonte il cui presidente ha sottolineato come in Piemonte sia stato siglato il primo accordo in Italia che applica il decreto Calabria: “È un primo gradino su cui bisogna rilanciare e ricostruire la sanità pubblica, non si può più andare avanti con la privatizzazione di prima della pandemia. – afferma Giorgio Ariaudo – La stabilizzazione dei precari (oltre 60 milioni utilizzando il decreto Calabria da quest’anno ai prossimi anni, 8 milioni per la proroga dei contratti in essere), rappresenta un primo risultato dell’azione unitaria del sindacato, confederazioni e categorie. Ora bisogna proseguire per ricostruire la sanità pubblica in Piemonte“.
Per il numero uno della Cgil ora il prossimo passo fondamentale da affrontare è quello di tutelare il personale amministrativo: “Occorre che nella prossima legge finanziaria i parlamentari cancellino quella norma che blocca la stabilizzazione del personale amministrativo, fondamentale per ridurre le liste d’attesa, che è bloccato da un’anzianità richiesta di 18 mesi per la stabilizzazione“.
Giovanni Cortese (Uil Piemonte): “Grande soddisfazione, ma la strada è ancora lunga: obiettivo stabilizzare tutto il personale sanitario che ha fronteggiato l’emergenza Covid”
Anche il segretario generale di Uil Piemonte, Giovanni Cortese, accoglie con grande entusiasmo il raggiungimento dell’accordo, ma non dimentica i lavoratori ancora non stabilizzati: “La strada è ancora lunga e costellata di rischi. Bisogna prorogare i rapporti di lavoro e stabilizzare, alla maturazione dei requisiti previsti, tutto il personale di ruolo sanitario che ha contribuito a fronteggiare l’epidemia da Covid-19. Ora tale personale va utilizzato anche per ridurre le liste di attesa per ottenere le prestazioni sanitarie, che rappresentano un dramma per molte migliaia di cittadini piemontesi che non hanno la possibilità di ricorrere a prestazioni private. Vigileremo sul rispetto degli impegni assunti dalla Regione e sugli interventi ancora necessari”.