Non sarà la doppietta del cholito Simeone, autore di una prestazione e due marcature di pura classe, a dirci che questa Juventus ha ormai abbandonato ogni velleità per il titolo. I tre punti lasciati a Verona dimostrano come questa squadra sia stata costruita pensando molto alla fase di possesso, e praticamente nulla a quella di recupero del pallone.
Il centrocampo, oramai da anni, vero punto di debolezza della squadra è stato infarcito di palleggiatori, giocatori che sanno anche dare del tu al pallone, quando ne hanno possesso, ma che stanno a guardare gli avversari se devono rincorrere a recuperarlo.
Gli innumerevoli contrasti persi, la constatazione che sul pallone arrivano sempre prima gli altri, rende la difesa permeabile e l’attacco praticamente un corpo estraneo alla squadra.
Quando l’orchestra stona in modo così pacchiano i singoli, quelli che non hanno forza e temperamento vengono risucchiati verso il basso, finendo per regalare agli avversari palloni e praterie in cui sfrecciare con facilità disarmante.
Simeone con questa doppietta arriva a 6 reti contro la Juventus.
Il primo vantaggio degli scaligeri è sintomatico di quanto stavamo dicendo: azione centrale di Caprari che in qualche modo viene fermato in area di rigore, la Juve prova a ripartire, ma Arthur schierato centrocampista basso, perde con sufficienza il pallone in uscita, per Simeone è semplice battere Szczesny in uscita.
L’uno due dell’attaccante argentino tramortisce la Juve, la palla che appena dentro l’area maneggia per aprirsi il tiro a giro all’incrocio cui un Szczesny in tirando non riesce ad opporsi, è da applausi. Due a zero e palla al centro.
La Juve vive soltanto delle illuminazioni, delle specie di prediche nel deserto di Paolo Dybala, che però sembra giocare uno sport diverso dai compagni di squadra che spesso non lo capiscono.
Il Verona, invece, ha tenuto il ritorno dei bianconeri anche nella ripresa nonostante a tratti sia diventato una specie di forcing, ma non era proprio serata: Dybala sfortunatissimo, una traversa da urlo, una parata al 90′ di Monotipo quando il pallone sembrava già entrato, l’asso argentino si è prodigato anche nei rientri e forse avrebbe meritato la rete.
Dieci minuti prima c’era stato il goal della speranza di McKennie con una sassata che di fatto serve solo ad aumentare i rimpianti in casa bianconera con una classifica che inizia ad essere preoccupante anche per gli obiettivi minimi.
Allegri non si nasconde e ammette la nuova realtà..
“In questo momento le parole non servono a niente, c’è solo da lavorare…. Siamo in una situazione brutta di classifica, bisogna prendersi delle responsabilità e accettare la realtà, ovvero che siamo una squadra da metà classifica in questo momento” ha sottolineato il tecnico bianconero, sicuro del fatto che “le qualità ci sono, in qualche modo ci tireremo fuori da questa situazione. Piangersi addosso non serve a nulla, dobbiamo solo pensare a cosa fare“
La tentazione, alquanto rischiosa di concentrarsi solo sulla Champions, vedendo le difficoltà offensive di questa squadra orfana di Cristiano Ronaldo, è un rischio che un allenatore esperto come Allegri non correrà di sicuro, anche perché con questi deludentissimi risultati, la squadra perde sicuramente sicurezza, ammesso e non concesso che l’abbia mai avuta, in questa stagione.
La partita in casa con lo Zenit, potrebbe in caso di vittoria, ridare ossigeno alla squadra e forse un pochino di morale all’ambiente dei tifosi, ma con la Fiorentina servono davvero segnali di vera Juve.
Mentre per i gialloblu di Tudor, la trasferta impossibile di Napoli, che però contro questo Verona, vedendo anche l’ultima gara del Campionato scorso che costò agli azzurri la qualificazione in Champions, dovrà fare molta attenzione.