Costanza e preparazione, sono queste le parole che non possono mancare nel vocabolario del canottiere piemontese Lorenzo Bernard, classe ’97, che fra poco più di venti giorni parteciperà, insieme a quattro compagni di avventura, alle Paralimpiadi di Tokyo nella gara di Pararowing categoria quattro con PR3.
Otto anni fa il nostro azzurro ha perso la vista in un incidente insieme al suo più grande amico Nicolas Marzolino (di cui vi abbiamo raccontato la storia in un precedente articolo), ma oggi è pronto a dare il meglio di sé, perché lo sport scorre nelle sue vene, dal momento che uno dei suoi sogni, oltre a quello di portare a casa una medaglia da questi Giochi, sarebbe quello di partecipare alle Paralimpiadi invernali nello sci di fondo, visto l’amore che ha per questa disciplina, oltre al canottaggio.
Obiettivo: dare il massimo a Tokyo 2020
Manca meno di un mese alla tua partecipazione a Tokyo. Come ti senti e come ti sei preparato in questi due anni?
“Mi sento bene, in forma e sono carico, tutto questo perché in questi anni mi sono preparato molto bene e con costanza. Non vedo l’ora di essere a Tokyo per affrontare questa esperienza olimpica dando il mio massimo!”.
Con chi gareggerai alle Paralimpiadi?
“La mia squadra è composta da 5 elementi: Greta Muti, Alessandro Brancato, Cristina (Kikki) Scazzosi e Lorena Fuina e io. Affronteremo degli avversari molto forti, tra cui l’Inghilterra che è dal 2009 che continua a vincere, e tante altre nazioni altrettanto agguerrite come la Francia, l’America, il Canada, l’Ucraina e l’Australia”.

Durante il lockdown come organizzavi gli allenamenti?
“Durante il lockdown mi sono allenato a casa con il vogatore e la bici. Ho fatto poi due allenamenti con il programma federale e appena è stato possibile sono sceso a Torino per allenarmi in barca”.
Cosa significa per te il canottaggio e lo sport in generale?
“Lo sport per me è stato una salvezza! Mi ha dato la forza di riprendermi dall’incidente, regalandomi grandi soddisfazioni, come il canottaggio che mi ha portato fino a qui”.
Solitamente sei abituato a solcare le onde su un’imbarcazione, ma qual è il tuo rapporto con l’acqua? Sei un nuotatore provetto?
“Con l’acqua ho un bel rapporto anche se preferisco stare sulla barca. Non sono un grande nuotatore, ma sto a galla!”.
Raccontaci dell’incidente che ti ha fatto perdere la vista.
“Era il 2 marzo 2013, quando io e Nicolas stavamo preparando un campo per la coltivazione delle patate, ad un certo punto abbiamo trovato un oggetto che assomigliava ad un lumino da cimitero, ma in realtà era un ordigno bellico della Seconda Guerra Mondiale: “Preda del ‘35”, il quale ci ha portato via la vista e a Nicolas anche una mano”.
Con te c’era anche il tuo amico Nicolas Marzolino il quale, oltre a perdere la vista, ha perduto anche una mano. Ad oggi però Nicolas può usufruire e utilizzare una protesi bionica creata appositamente per lui da Andrea Grandis. Conosci questo ragazzo? Sei ancora in contatto con Nicolas?
“Conosco Andrea Grandis, nostro grande amico, che ci faceva da guida quando correvamo per l’Atletica Susa Adriano Aschieris. Con Nicolas ho un buon rapporto, è come un fratello per me, recentemente si è sposato e io ero uno dei suoi testimoni di nozze. Ogni tanto ci alleniamo anche insieme. Nicolas è anche il mio fisioterapista e osteopata di fiducia”.
Col tempo avrai sicuramente affinato gli altri quattro sensi: udito, tatto, gusto e olfatto. E probabilmente anche il sesto senso. Quindi potremmo considerarti una sorta di Peter Parker (alias Spiderman) moderno?
“Ovviamente non avendo la vista riesco a dare più importanza agli altri sensi che mi danno dei vantaggi quando sono sulla barca. Ciò mi permette di concentrarmi maggiormente sulla tecnica, senza avere altre distrazioni”.

Lo sport come medicina
Sia tu che Nicolas Marzolino, dopo l’incidente vi siete buttati a capofitto nello sport e grazie alla dedizione e all’impegno siete diventati due atleti Paralimpici. In che misura lo sport ha contribuito al tuo processo di crescita?
“Lo sport è stato per me come una medicina e penso anche per Nicolas. Ci ha aiutato a non pensare ai lati negativi, dandoci obiettivi e motivazioni per venir fuori da questa situazione. Nicolas ha deciso poi di cambiare strada dedicandosi alla fisioterapia”.
Con il canottaggio è stato subito amore? Hai praticato altri sport in passato?
“Ho praticato molti sport. Nel 2013, insieme a Nicolas, ho iniziato con lo sci alpino arrivando alle gare di Coppa Europa. Successivamente siamo passati entrambi all’atletica. Nel 2018 ho conosciuto il canottaggio e si può dire che è stato subito amore vedendo anche i primi risultati ottenuti”.
Parlaci dei titoli e record più significativi che hai ottenuto con la canoa.
“Nel 2019 abbiamo qualificato la barca per le Paralimpiadi a Linz, arrivando terzi ai Mondiali. Nel 2020 ho vinto il titolo di Campione del Mondo, facendo il record del Mondo sui 2000m individuale all’indoor rowing a Parigi. Nello stesso anno in barca siamo diventati campioni di Europa, ai Campionati Europei di Poznan, in Polonia. Adesso speriamo in qualcosa di buono alle Paralimpiadi”.
Dove ti alleni e quante ore e giorni dedichi a questo sport?
“Quando sono a casa mi alleno nella mia palestra privata e quando devo allenarmi in barca vado a Torino presso la Società Canottieri Armida sul Po. La maggior parte del tempo mi alleno in raduno nazionale con la squadra a Piediluco, in Umbria. Noi ci alleniamo due volte al giorno con sessioni da 1,30/2 ore tutti i giorni, mentre la domenica pomeriggio è di riposo”.
Hai mai pensato di cambiare sport/disciplina?
“Mi piace lo sport in generale, oltre il canottaggio pratico anche il ciclismo, con il tandem, insieme a mio fratello Damiano. Vorrei provare a partecipare anche ad una Paralimpiade invernale con lo sci di fondo”.

Un sogno nel cassetto?
“È sicuramente quello di vincere una medaglia alle Paralimpiadi”.
Hobby/passioni?
“Ho molte passioni legate allo sport come la bicicletta e camminare in montagna. Mi piace anche fare musica”.
Con quale personaggio famoso ti piacerebbe uscire una sera a cena? Lo porteresti ad una cena al buio, oppure in una classica cena al ristorante?
“Mi piacerebbe conoscere l’atleta Dominik Paris, mio idolo sportivo. È un grande sciatore. Più che una cena gli chiederei di farmi da guida per una sciata”.
Oltre allo sport e al canottaggio, studi, lavori?
“Al momento il mio lavoro è fare l’atleta, pertanto mi dedico solamente allo sport”.
Cosa ti piacerebbe fare da grande?
“Per adesso non ci penso, spero nella mia carriera sportiva e che duri il più lungo possibile”.
Parlami del rapporto con la tua famiglia. Sono sportivi anche loro?
“Con la mia famiglia ho un buon rapporto, non sono molto sportivi, tranne mia mamma a cui piace correre e camminare in montagna. Ogni tanto riesco a convincere mio fratello ad uscire con me in tandem e fare qualche giretto”.
Lo scrittore piemontese Alessandro D’Avenia, tra i più letti in Italia, nell’ultimo libro “L’Appello”, parla di un professore di liceo cieco che ad un certo punto del romanzo afferma: “La vista è sopravvalutata: gli occhi finiscono per non vedere ciò che vedono sempre, più vedono e meno guardano”. Cosa ne pensi?
“È una giusta affermazione! Molta gente non si sofferma ad ascoltare, fermandosi solamente alle apparenze, senza considerare le cose più importanti”.