Dopo la bruciante sconfitta europea di mercoledì, la Juventus perde anche con il Monza, certificando una crisi di gioco e risultati che ha sicuramente più di un colpevole. La formazione di Massimiliano Allegri appare senza idee, ma soprattutto senza anima, e la cosa più preoccupante è che allo stato attuale appare veramente difficile che i bianconeri possano invertire la tendenza senza uno scossone che possa dare la spinta a tutto l’ambiente per uscire da una situazione sempre più preoccupante.
La follia di Di Maria fotografa il momento bianconero
Alla vigilia della partita con il Monza ci si aspettava una Juventus battagliera che avrebbe avuto come unico obiettivo quello di aggredire la gara dal primo minuto e di arrivare alla fine di questo primo miniciclo di partite con una vittoria per ridare un po’ di entusiasmo a un ambiente sfiduciato anche dai propri tifosi. Vedere Danilo recarsi sotto la curva bianconera durante il riscaldamento per chiedere l’aiuto della sua gente rappresenta la fotografia perfetta di una squadra alla ricerca disperata di un sostegno che probabilmente dovrebbe arrivare prima da una compattezza tra giocatori, allenatore e società che forse adesso non c’è.
La Juventus che entra in campo è un qualcosa di troppo brutto e surreale per essere vero: scollata tra i reparti, sotto ritmo, senza idee e organizzazione di gioco, ma soprattutto è una squadra che non ha un’anima. Quell’anima che ha contraddistinto il recente glorioso passato, e che oggi rappresenta nient’altro che un lontanissimo ricordo. I bianconeri mancano anche in quei giocatori che dovrebbero rappresentare i leader della squadra per status, età e palmares. Nel pomeriggio di ieri, l’esperienza di Angel Di Maria si è sciolta sotto il sole della Brianza, con quella gomitata gratuita a Izzo che ha messo gli ospiti ancora più in difficoltà di quanto già non lo fossero. Le scuse social arrivate nel post partita sono un’amara consolazione per un giocatore che probabilmente deve maggiormente focalizzarsi sul presente, tralasciando ancora per un po’ pensieri legati all’ albiceleste.
Ormai l’approccio alle gare per la Juventus è diventato un copia/incolla della partita precedente, e in questa enorme pozza di mediocrità generale, ogni avversario ci sguazza allegramente. Pur un modestissimo Monza, che fino a ieri aveva totalizzato un solo punto in Serie A, appare una squadra organizzata e molto più affamata della compagine juventina.
Che Rovella!
La gara dell’U-Power Stadium è anche un’occasione per far venire qualche rimpianto ai bianconeri. Già, perché una delle poche note liete legate al mondo zebrato nella gara di ieri pomeriggio, proviene comunque dal Monza. La prestazione di Rovella in cabina di regia è risultata essere di grande personalità. Il giocatore ex Genoa è stato sempre al centro della manovra, risultando utile sia in fase di non possesso e sia in fase di costruzione. Non si può dire lo stesso per il suo dirimpettaio; altra prestazione sottotono per Paredes, protagonista di alcuni errori nel controllo e nell’appoggio al compagno che evidenziano una tenuta mentale sua e della squadra davvero precaria.
La mancanza di attenzione della squadra ospite si manifesta anche nel gol decisivo di Gytkjaer, che approfitta della dormita della coppia centrale formata da Bremer e Gatti e batte Perin, uno dei pochissimi a salvarsi nel settembre nero della Juve.

Una società che c’è ma non si vede e guida tecnica sempre più a rischio. Serve una scossa
Al triplice fischio bocche cucite in casa Juve, con Landucci che, seguendo le orme di Allegri, riconduce gran parte della sconfitta in Brianza a eventi di natura episodica (il rosso a Di Maria) quando il realtà la radice del problema appare essere molto più profonda della mancanza di praticità rimarcata in più occasioni da Allegri. La Juventus è una squadra senza un’anima, e la sensazione di una regressione che non abbia ancora raggiunto il suo apice diventa un pensiero sempre più forte. In questo contesto la società ha pubblicamente confermato la guida tecnica attraverso le parole di Arrivabene nel pregara. Ma il volto di Pavel Nedved in tribuna al termine di Monza-Juve sono il chiaro esempio di una società nella quale probabilmente non è mossa da un’unità di intenti. Lo stesso discorso può essere spostato anche sul gruppo squadra, che appare privo di amor proprio e di voglia per uscire da una situazione critica, perché prendersi i fischi dai propri tifosi non basta più.
Per salvare una stagione compromessa già il 19 Settembre serve una scossa, una mossa forte che consenta ai bianconeri di tornare ad avere quel fuoco che ora si è spento e di cui sono rimaste solo ceneri che stanno per essere spazzate via: la Juve è caduta, ora bisogna aiutarla a rialzarsi.