Il cinque è un numero che ricorre non solo casualmente nella giornata in cui gareggerà, ma anche nella disciplina che rappresenta: il Pentathlon moderno. Questa nobile disciplina comprende per l’appunto cinque sport: scherma, nuoto, equitazione, corsa e tiro a segno. Cinque sono anche i cerchi Olimpici che simboleggiano i continenti in gara. Una coincidenza? Chissà, ma per Alice Sotero questo numero significa sport, il suo, che dall’età di 16 fa parte della sua vita. Non a caso si dice che una donna sappia fare più cose contemporaneamente e la nostra azzurra ne è la dimostrazione!
A pochi giorni dall’inizio ufficiale dei Giochi olimpici abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare la pentatleta originaria di Asti che a partire dal prossimo 5 agosto rappresenterà l’Italia a Tokyo 2020, dopo il debutto a Rio 2016.
Conosciamola meglio
Parlami di te, come nasce la passione per lo sport e come ti sei appassionata al Pentathlon. Questa specialità si compone di cinque discipline: scherma (spada); nuoto (200 m stile libero); equitazione (salto ostacoli); corsa (3200 m corsa campestre); tiro a segno (pistola), con quale hai iniziato, in quale ti senti più forte e in quale ti senti più debole?
“Fin da quando ero molto piccola i miei genitori mi hanno spinta a praticare sport, in particolar modo come consigliano i medici: il nuoto. I miei lavoravano tutti i pomeriggi e io dopo la scuola ero impegnata nelle mie attività pomeridiane, ma non mi hanno mai richiesto il raggiungimento di particolari risultati, per loro era più una questione organizzativa e per il mio benessere fisico; per me invece era divertimento.
Ho iniziato appunto con il nuoto che prima essendo d’obbligo non mi piaceva, ci ho messo un po’ a digerirlo, ma essendo quello che pratico da più tempo è quello in cui sono più forte. Il mio tallone d’Achille dipende dalle gare; con cinque discipline capita che una vada storta (di solito la scherma), ma in generale mi ritengo una pentatleta abbastanza completa”.
Quando hai iniziato a praticare il Pentathlon?
“Ho iniziato a praticare Pentathlon all’età di 16 anni, quando il nuoto non mi bastava più, in quanto non mi dava più stimoli e pertanto non riuscivo ad ottenere i risultati che avrei voluto. Stavo per abbandonare il mondo dello sport, ma un mio allenatore mi ha suggerito di provare il Pentathlon“.
Praticare contemporaneamente cinque discipline non è semplice. Come ti alleni, quante ore dedichi ad ogni specialità? Riesci a trovare il tempo da dedicare a te stessa? Hai degli hobby delle passioni?
“Praticare cinque discipline occupa tantissimo tempo: mi alleno tutti i giorni con circa tre allenamenti al giorno; il sabato pomeriggio e la domenica stacco completamente e mi dedico ad altro. La cosa che mi piace di più in assoluto è viaggiare; vedere posti nuovi, conoscere culture diverse e per occupare il tempo quando viaggio amo leggere”.

Hai sempre pensato di fare questo fin da piccola? Se non fossi diventata una pentatleta, cosa ti sarebbe piaciuto fare?
“La scintilla per lo sport è scoccata nel 2004 guardando le Olimpiadi di Atene, poiché quando Federica Pellegrini vinse l’argento, pensai: cavolo voglio provarci anche io. Sinceramente se non fossi diventata una pentatleta non so cosa avrei fatto, non ci ho mai pensato. Da piccola in quanto amante degli animali dicevo sempre che sarei diventata una veterinaria, però oggi sono felice di fare sport”.
Il tuo rapporto con lo sport è sempre stato amore? Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare?
“Il mio rapporto con lo sport ha sempre alti e bassi. Ovviamente quando va tutto bene lo amo e quando va male vorrei abbandonare tutto; alla fine quando le cose non vanno come vorrei il mio impegno e la mia attenzione ne traggono vantaggio: sono testarda”.
Un ricordo particolare, un aneddoto che ti è rimasto impresso sullo sport che pratichi, una gara vinta, un traguardo.
“Il ricordo più bello che ho del mio sport è indubbiamente la qualifica olimpica per Rio 2016 conquistata agli Europei di Bath. Inconsciamente avevo lavorato tanto per questa importante competizione continentale, ma la qualificazione è arrivata in maniera un po’ inaspettata”.
Parlaci dell’ingresso nella top ten agli Europei di Bath, dove hai contribuito alla conquista del bronzo a squadre.
“Erano tutti increduli: i miei genitori, il mio ragazzo… Il mattino dopo mi ricordo che ho riguardato la classifica per verificare che fosse tutto vero. Questo traguardo rappresentava la mia seconda medaglia all’estero e per questo motivo ero al settimo cielo”.
Come ci si sente a far parte del gruppo fiamme azzurre? Oltre all’atletica, hai ricoperto qualche ruolo, incarico operativo per la polizia penitenziaria.
“Le fiamme azzurre sono per me grande motivo di orgoglio, mi supportano e allo stesso tempo mi lasciano lavorare serenamente a casa (cosa non scontata per un gruppo sportivo); inoltre a volte mi reco alla casa di reclusione di Asti per le pratiche d’ufficio, dove ho colleghi davvero disponibili che mi stanno dietro nella parte burocratica e che ringrazio moltissimo”.
Conosci personalmente qualche altro atleta che fa parte delle fiamme azzurre? Come ad esempio Carolina Kostner, Clemente Russo, Marco Maddaloni… In che rapporti siete?
“Personalmente non conosco i big delle fiamme azzurre, li seguo nelle loro gare o tramite i social, ma abbiamo poche occasioni per incontrarci tutti insieme, soprattutto adesso a causa della pandemia. Qualcuno l’ho visto a qualche cerimonia o premiazione, ma non posso dire di averli conosciuti personalmente”.

La qualificazione per Tokyo e il supporto della famiglia e del ragazzo
Tokyo 2020 è la tua seconda partecipazione ad un’Olimpiade, dopo il settimo posto ottenuto a Rio 2016 che ti ha permesso di ottenere il secondo miglior risultato in assoluto di un’italiana ai Giochi. Come ti senti? Il rinvio a causa della pandemia ha inficiato sulla tua preparazione? Come ti sei allenata durante il lockdown?
“La qualificazione per Tokyo è stata molto diversa da quella di Rio, poiché ho dovuto lottare quasi fino alla fine per avere il mio posto tramite ranking. È stata dura un po’ a causa del Covid, un po’ perché le gare di qualifica quest’anno erano molto ravvicinate tra loro.
L’anno scorso dopo il lockdown (durante il quale ho potuto fare solo un po’ di preparazione e tiro), ho ripreso con più voglia e determinazione, mi era mancato molto il mio sport in quei due mesi e ne ho approfittato per farmi trovare quest’anno nelle migliori condizioni possibili”.
Hai avuto il supporto dei tuoi familiari, del tuo ragazzo? La tua famiglia è sportiva? Hai fratelli, sorelle. Tu sei nata ad Asti, i tuoi sono piemontesi?
“Se sono riuscita ad arrivare ad alti livelli lo devo soprattutto alla mia famiglia che mi ha sempre supportata (i miei genitori non sono mai stati dei grandi sportivi, mia sorella nuotava e tutt’ora mi tiene compagnia ad alcuni allenamenti di nuoto che senza di lei sarebbero noiosissimi) e al mio ragazzo Nicola Benedetti, anch’egli pentatleta, che ha partecipato a Pechino 2008 e a Londra 2012. Ho sempre cercato di seguire le sue orme e lui ha sempre cercato di farmi essere un atleta migliore di quello che è stato lui.
Io e mia sorella siamo nate ad Asti, come mio papà, mia mamma invece è siciliana e da lei penso di aver ereditato la testardaggine”.
Nel futuro dove ti vedi?
“Nel futuro mi piacerebbe trasmettere ciò che ho imparato ai più piccoli, ma prima di tutto mi piacerebbe avere una famiglia… e chissà… poter partecipare alla prossima Olimpiade di Parigi”.