Torino. Oggi è il giorno del dolore, del rimpianto e del ricordo per i tifosi granata e per tutti coloro che amano lo sport. Il 4 maggio 1949 si è conclusa nel modo più drammatico e crudele la gloriosa e vincente parabola del Grande Torino, una delle squadre di calcio più forti ed ammirate del panorama internazionale di ogni tempo. La tragica fine avvenuta con uno schianto contro la collina di Superga dell’aereo sul quale viaggiava l’ha resa una squadra mitica ed immortale.

Per ricordare il Grande Torino in questo mercoledi 4 maggio vi sono diversi appuntamenti in calendario.
Alle 11 commemorazione al Cimitero Monumentale. Alle 12 apertura dei cancelli allo Stadio Filadelfia. Nel pomeriggio alle 16 a Superga celebrazione della messa in ricordo degli Invincibili, nella Basilica.
Alle 17 commemorazione alla lapide dei caduti con deposizione di una corona con, con il capitano Andrea Belotti che darà lettura dei nomi delle vittime, che qui di seguito ricordiamo:
I calciatori: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Émile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Jiulius Schubert.
i tecnici Egri Erbstein e Leslie Lievesley, il massaggiatore Cortina e tre giornalisti al seguito: Luigi Cavallero (La Stampa), Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo) e Renato Casalbore (Tuttosport). Oltre al comandante Meroni e gli ltri membri dell’equipaggio
Alla sera due omaggi al Grande Torino con La Mole Antonelliana che si colora di di granata,; alle 21 spettacolo teatrale “C’era una volta il Grande Torino” che inizierà al Teatro Cardinal Massaia.

Il Toro si schianta
sul colle di Superga
Il 4 maggio di 73 anni fa era una giornata dal clima impossibile, con nuvole nere cariche di pioggia e che rendevano difficoltosa la visibilità sulle strade e ancora di più in cielo.
Con simili condizioni atmosferiche giocatori, tecnici e dirigenti del Torino erano in viaggio per far ritorno a casa. Erano stati a giocare una partita commemorativa contro un’altra squadra fortissima il Benfica e dall’aeroporto di Lisbona si erano imbarcati di buon mattino per fare poi scalo a Barcellona. Qui alle 14,50 l’aereo l’Elce, trimotore Fiat G.212 delle Avvio Linee Italiane, era decollato per riportare a casa il Grande Torino. Un volo che all’epoca durava due ore e un quarto. Tutto sembra procedere bene e certamente a bordo c’era allegria. Dopo essere entrati in territorio italiano a Ventimiglia, il comandante, tenente colonnello Pierluigi Meroni (solo omonimo di Gigi, il calciatore tragicamente morto nel 1967, ma uniti da un destino crudele e granata) punta su Savona e poi vira in direzione del Piemonte. Dopo poco dall’aeroporto Torino-Aeritalia comunicano che il tempo è pessimo, con pioggia e raffiche di vento libeccio e visibilità ridotta ad una quarantina di metri. Alle 16.59 c’è l’ultimo contatto con l’aereo con il comandante che annuncia : “Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga“. Quindi tutto sembra essere regolare e sotto controllo.
Pino Torinese si trova a circa 9 chilometri di distanza dall’aeroporto; Poco più a nord c’è il colle di Superga, che si trova ad un’altezza di 669 metri, dove l’Elce delle Avvio Linee Italiane va schiantarsi contro il terrapieno che fa da base alla basilica della Madonna delle Grazie.
Le ricostruzioni che gli esperti fecero, portano a pensare che per il forte vento, nel corso della virata, l’aereo possa aver subìto una deriva verso dritta, che lo abbia spostato dall’asse di discesa e lo abbia allineato alla collina di Superga; a seguito di recenti indagini è emersa anche la possibilità che l’altimetro si fosse bloccato sui 2.000 metri e ciò abbia indotto il pilota a ritenere di essere ad una quota sicura, mentre in realtà era sceso a 600 metri e per questo ha impattato contro il colle di Superga.
Erano le 17.03 e l’aereo con il Grande Torino a bordo termina in quel punto la sua corsa.

Tutti i giocatori, che avevano vinto lo scudetto negli ultimi cinque campionati disputati dopo la fine della guerra, muoiono e con loro anche i tecnici, i dirigenti, tre famosi giornalisti (Renato Casalbore di Tuttosport), Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo) Luigi Cavallero (La Stampa), pilota e tutto l’equipaggio dell’aereo.
Anche se non vi era la televisione, né tanto meno gli attuali mezzi di comunicazione, la notizia della tragica morte del Grande Torino fece rapidamente il giro della città, della provincia e in poche ore raggiunse l’Italia intera. L’incredulità, il dolore e il cordoglio furono grandi e unanimi in tutti.