Ormai abbiamo imparato a conoscerla, ma Carlotta Gilli non è solo l’atleta che ha conquistato 5 medaglie, due record paralimpici e uno del mondo alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, la nostra azzurra è anche impegnata nel sociale: è ambasciatrice della Protect & Gamble, di Telethon e fa parte della Croce Rossa Italiana, a dimostrazione del fatto che Wonder Gilli è proprio un soprannome che le si addice a 360 gradi.
In questi Giochi ha dimostrato di essere inarrestabile, nonostante l’ansia e l’emozione vissute in particolar modo durante la prima gara, smorzate sapientemente dall’amica Alessia Berra, e a proposito di amicizie, queste Paralimpiadi sono state un’occasione speciale per poter conoscere più approfonditamente gli atleti italiani delle altre discipline e gli atleti provenienti da tutto il mondo.
Al momento Carlotta Gilli si sta godendo le meritate vacanze, ma al suo rientro la aspetta un’altra stagione, con l’obiettivo di centrare una nuova medaglia ai Mondiali del 2022 e tante altre gare.
Un’esperienza indimenticabile
A Tokyo 2020 hai vinto 5 medaglie: due ori, due argenti e un bronzo, oltre che due record paralimpici e uno del mondo. Un esordio pluripremiato.
“L’emozione è stata tantissima in ogni momento: quando sono stata convocata per i Giochi, quando ho ritirato il tricolore dal Presidente della Repubblica, la partenza per Tokyo, l’ingresso al villaggio, la prima volta all’Aquatics Centre. Sono delle emozioni che custodisco gelosamente”.
Come hai gestito l’ansia, l’emozione ad ogni gara?
“L’ansia è stata tanta, specialmente durante la prima gara. La mattina in camera di chiamata per le batterie dei 100 metri farfalla, pensavo davvero di morire: tremavo tutta, mi sembrava di non essere più capace di nuotare, tuffarmi. Fortunatamente con me c’era Alessia Berra, la quale è stata anche la mia compagna di stanza, che essendo molto più grande e avendo molta più esperienza, è stata una mamma chioccia e sparando cavolate è riuscita un po’ a sdrammatizzare ed aiutarmi. Nelle altre gare poi c’era sempre un po’ di emozione, ma meno rispetto alla prima”.

Alle Paralimpiadi hai nuotato in tutti gli stili, compreso i 100 metri rana, il tuo tallone d’Achille. Sei soddisfatta del nono posto che hai ottenuto o avresti voluto fare di più?
“Assolutamente no. Sono contentissima dal momento che è stata una gara fatta per gioco e che in teoria non avrei dovuto fare, ma quando ho visto che nel programma sarebbe stata l’ultima rispetto a tutte le altre, ho voluto partecipare, godendomi ogni singolo istante. Tornata da Tokyo posso effettivamente raccontare cosa vuol dire fare una gara alle Olimpiadi, quindi sono felicissima, soprattutto nell’essere riuscita a fare il tempo di qualifica”.
Osservando il medagliere, ti fa un po’ impressione sapere di aver vinto tante medaglie quante ne hanno conquistate Nazioni come la Giordania, la Danimarca, la Malesia, la Finlandia, la Lettonia, Hong Kong, e il Kazakistan e aver addirittura superato Paesi del calibro del Perù, dell’Ecuador, della Norvegia, del Portogallo, della Slovenia, della Romania, della Bosnia Erzegovina e della Bulgaria?
“Sinceramente non me ne ero accorta, però è un grandissimo traguardo che mi riempie di orgoglio sapere che solamente io come atleta ho vinto tante medaglie o più rispetto che una Nazione intera.Tokyo 2020 mi ha regalato tantissime emozioni che non dimenticherò mai; non potevo chiedere di più da questa avventura”.
La tua gara d’esordio è stata i 100 metri farfalla, nella quale hai vinto l’oro e ottenuto il record paralimpico. Dietro di te un’altra azzurra: Alessia Berra. Parlaci della vostra amicizia; la conoscevi già o il vostro legame è nato fra una vasca e l’altra a Tokyo?
“La conoscevo già e anzi quando mi sono avvicinata al mondo paralimpico, i miei genitori mi facevano vedere molte sue gare, dal momento che all’epoca apparteneva alla mia stessa categoria: S13; adesso fa parte dell’S12, ma nei 100 farfalla eravamo tutti insieme. Già agli Europei di Funchal, in Portogallo, avevamo condiviso il podio, visto che io ero arrivata prima e lei terza e quando eravamo in ritiro preolimpico a Sendai le ho detto scherzando se avrebbe firmato per ottenere lo stesso risultato a Tokyo, rispondendomi che non ci avrebbe pensato due volte e alla fine è andata ancora meglio, poiché io ho vinto l’oro e lei l’argento. Condividere con lei la prima gara, il percorso, il podio, l’inno, è stato fantastico”.
Una grandissima atleta e non solo
A proposito di amicizie, hai conosciuto altri atleti, anche di altre nazionalità, all’interno del villaggio olimpico?
“Ho avuto l’occasione di conoscere tantissimi atleti di altre nazioni, ed è stato molto emozionante perché ho scoperto nuove culture, idee, ma ho conosciuto anche molti atleti italiani appartenenti ad altre discipline. È stato bellissimo perché non abbiamo mai l’occasione di stare con gli altri, poiché siamo sempre solo noi del nuoto”.
Parlaci in generale dell’esperienza a Tokyo e della tua giornata tipo.
“Mi svegliavo alla mattina, facevo colazione e poi andavamo a prendere il bus per andare in piscina; seguiva il riscaldamento, le gare, poi tornavamo al villaggio, mangiavamo e dopo avevamo un po’ di tempo libero da passare in camera per riposarci, per poi riprendere il pulmino e tornare all’Aquatics Centre per le finali. Alla sera si tornava al villaggio, si cenava, chiamavo la mia famiglia e poi stavo un po’ con le mie compagne di stanza per poi andare a dormire”.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza e come stai gestendo tutto questo effetto mediatico su di te alla tua giovanissima età?
“Già durante i giorni di gara sono stata contattata da tantissime persone: avevo il telefono, i social e Whatsapp completamente intasati, però è stato bellissimo perché ho sentito il calore di tutti gli italiani. Ho vinto, lì c’era il mio nome, ma io ho rappresentato tutta la Nazione e ora tantissime persone mi chiedono interviste, partecipazioni ad eventi in presenza, da remoto, video, foto…
Cerco di fare il possibile e nel migliore dei modi, trovando la maniera per incastrare il tutto, perché in primis il mio intento è quello di mandare un messaggio che va oltre lo sport; per questo ho deciso di fare l’ambassador della Procter & Gamble per i Giochi di Tokyo 2020, facendo da testimonial nella campagna: la bontà è la tua grandezza. Oltre al messaggio strettamente sportivo, ce n’è uno umano rivolto a tutte quelle persone che stanno vivendo un momento difficile a causa della perdita di una persona cara, della pandemia, della depressione, perché non bisogna mai fermarsi davanti agli ostacoli che la vita pone, ma trovare il modo per superarli.
Inoltre sono anche ambasciatrice di Telethon. Credo fortemente nella ricerca ed è proprio questo il messaggio che voglio trasmettere alle persone: credete nella ricerca fin da subito, non solo quando avete già un piede nella fossa. Allo stesso tempo collaboro con la Croce Rossa Italiana e al mio rientro andrò a consegnare dei pacchi per l’igiene personale della Procter & Gamble, alle persone e alle famiglie in difficoltà”.
A queste Paralimpiadi l’Italia ha vinto 69 medaglie, conquistando il nono posto nel medagliere, un vero e proprio record. Qual è stata la vittoria azzurra che ti ha emozionata maggiormente?
“Tutte le vittorie italiane sono state qualcosa di veramente fenomenale: vedere la divisa, il tricolore sul podio olimpico è meraviglioso. Per quanto mi riguarda, tutte le mie gare e dal punto di vista mediatico i 100 farfalla condivisi con Alessia, ma anche la tripletta azzurra nell’atletica femminile. Tutte le volte che è stata alzata la nostra bandiera con in sottofondo il nostro inno, è stato sempre magnifico ed emozionante”.
Al rientro dalle vacanze ti vedremo già impegnata in qualche competizione?
“No, adesso relax e poi ricomincerò la stagione riprendendo gli allenamenti. Parlerò bene con il mio allenatore, ma a breve termine non ho nessuna gara”.
I prossimi obiettivi di Carlotta Gilli?
“Sicuramente i Mondiali a giugno 2022 a Funchal e poi non so ancora quali altre gare ci saranno durante la stagione e quali sceglierò di fare”.