Non chiamatela semplicemente Gilli, ma ‘Wonder Gilli‘: 10 record del mondo (6 in vasca lunga e 4 in vasca corta), 3 record europei in vasca lunga, uno in vasca corta e tutti i record italiani sia in vasca lunga che corta su tutte le distanze spiegano il perché il paragone con la supereroina della DC Comics sia obbligato. Questi sono solo alcuni numeri della nuotatrice torinese che a soli 20 anni è riuscita a conquistare.
I suoi superpoteri? L’amore per il nuoto, per le Fiamme Oro, per la sua famiglia e anche per lo studio, perché sì, Carlotta Gilli è anche iscritta all’Università.
A soli 6 anni scopre di essere affetta da una retinopatia degenerativa: una malattia che le ha ridotto negli anni il coefficiente visivo a 1/10. Ma la nostra azzurra non si è mai fermata davanti alle difficoltà, continuando a coltivare la sua passione: il nuoto.
Ora il sogno di partecipare ad una Paralimpiade è diventato realtà, quindi avversari, state in campana, perché Wonder Gilli c’è!
Voleva giocare a calcio, ma…
Com’è nata la passione per il nuoto?
“La passione per questo sport è nata con il passare delle vasche in questo caso. Io da piccola non volevo nuotare, ma giocare a calcio.I miei genitori dicevano che non era uno sport per femmine e che in realtà avrei dovuto nuotare perché faceva bene alla crescita, visto che il nuoto è uno sport completo. Ho cominciato pertanto a fare acquaticità e i primi corsi. La svolta è poi partita da quando ho iniziato a fare le gare, perché ho capito che era effettivamente quello che mi piaceva fare, mi divertivo. Da quel momento il nuoto è diventato una vera e propria passione e ora non potrei più farne a meno”.
Sei affetta dalla malattia di Stargardt: una retinopatia degenerativa su base genetica a trasmissione autosomica recessiva che ti ha portata a diminuire gradualmente il tuo coefficiente di vista su entrambi gli occhi fino agli attuali 1/10. Prima di scoprire questo disturbo visivo, praticavi già nuoto?
“La malattia si è manifestata all’età di 6 anni, periodo in cui ho iniziato a perdere i decimi. Ma da 10/10 a 1/10 è passato veramente molto tempo e poi fortunatamente la vista si è stabilizzata. Sì, praticavo già questo sport. Facevo dei corsi, un po’ come tutti i bambini; però poi, nonostante tutto, sia nel periodo in cui iniziavo a perdere i decimi che poi quando il disturbo si è fermato, ho comunque continuato a nuotare“.
Secondo te, la vista è sopravvaluta come senso?
“Devo dirti la verità, io non mi ricordo più come si vedeva con 10/10, quindi per me questa è la normalità, adattandomi negli anni e nel tempo e andando avanti”.
Dal 2017 inizi a gareggiare per la Federazione Italiana Nuoto Paralimpico. Cosa provi quando indossi la maglia, o meglio il costume azzurro?
“Per me indossare la maglia azzurra, o nel mio caso anche il costume è innanzitutto un grandissimo onore e poi un sogno che si realizza. Io sono molto, molto patriottica, quindi fin da bambina ho desiderato di poter rappresentare l’Italia, il mio paese, nel mio sport e quando ho ottenuto la prima convocazione, con i mondiali del 2017, è stato un vero e proprio sogno che si è avverato. Ora per me è sempre un grandissimo onore poter rappresentare l’Italia nel mio sport, cercando sempre di farlo al meglio”.

Conciliare sport e studio non è semplice, ma ti sei diplomata con ottimi voti al Liceo salesiano Valsalice e ora sei iscritta alla facoltà di Scienze e Tecniche Psicologiche. A questo proposito si dice che la scuola italiana non aiuti gli sportivi. Com’era il tuo rapporto con gli insegnanti e come ti stai trovando all’Università?
“Conciliare studio e sport non è per niente facile, perché comunque sono due binari piuttosto paralleli in Italia, purtroppo. Per quanto riguarda il Liceo, non posso assolutamente lamentarmi. Io non ho mai chiesto sconti o altro. Ho sempre studiato e fatto tutto quello che facevano i miei compagni, però con i professori riuscivo a parlarci, a dialogarci, trovando un modo per recuperare le varie verifiche e interrogazioni, nel caso non ci fossi stata. Poi c’è sempre l’eccezione che conferma la regola e qualcuno che ti mette il bastone fra le ruote, ma questo un po’ in tutto. Ora con l’Università devo dire che è molto, molto più complicato, perché sono veramente due mondi completamente opposti, nel senso che all’Università non interessa a nessuno che tu faccia o meno sport a livello agonistico. Se io sono via per una gara, in ritiro con la Nazionale e in quel periodo ci sono degli esami, devo saltare la sessione e iscrivermi a quella successiva, perché non mi danno la possibilità di recuperarli, cambiare data. Quindi non è semplice conciliare tutto, bisogna dare delle priorità”.Visto che hai frequentato il Liceo salesiano, che rapporto hai con la fede?
“Io ho già fatto le scuole elementari dalle suore tedesche, quindi la fede era già una parte molto importante. Sono contenta del percorso che ho fatto; credo e sono soddisfatta degli insegnamenti, delle regole che mi hanno dato perché come scuole hanno sicuramente una marcia in più rispetto alle altre”.
Vittorie, record e medaglie: Carlotta è inarrestabile
A soli 8 anni vinci la tua prima medaglia d’oro nei 25 stile libero in una tappa del trofeo Grand Prix Barracuda. Parlaci di quell’esperienza.
“La mia prima gara me la ricordo come se fosse un gioco. Bisognava fare questa gara, partendo dai blocchi di partenza, ma nella società in cui mi allenavo all’epoca, non c’erano e quindi non ero capace. Allora la mia allenatrice è andata a parlare con i giudici e io e una mia compagna, ci siamo tuffate dal muretto, partendo già svantaggiate. Dopo la gara sono seguite le premiazioni e noi ci siamo posizionate in disparte, in modo da vedere in generale come funzionasse. Iniziano a chiamare il terzo, poi il secondo e poi il primo… ed ero io! Tra l’altro scena epica perché non sapendo salire sul podio, ho fatto il giro dando le spalle a tutto il pubblico presente, però è stato molto, molto emozionante, completamente inaspettato e da quel giorno ho capito che il nuoto poteva essere veramente una parte integrante della mia vita e che mi piaceva davvero”.
Nella tua biografia ti definisci Wonder Gilli. Come nasce questo soprannome, ti ispiri a Wonder Woman?
“Il soprannome Wonder Gilli è nato dal fatto che io ho sempre fatto tantissime gare, quindi già ai campionati italiani della FIN, se si potevano fare massimo sei gare e tre staffette, io facevo tutto. Anche quando sono approdata nel mondo paralimpico ho sempre cercato di fare tutte le gare. Anche a Tokyo, parteciperò a tutte quelle in programma: sei su sei. E quindi da lì è nato Wonder Gilli, ispirato esattamente a Wonder Woman, un soprannome che mi piace moltissimo”.
Il ricordo più bello della tua carriera agonistica?
“Io credo che le medaglie d’oro vinte agli europei e ai mondiali e i record del mondo siano tutti indistintamente indimenticabili, perché sono un grandissimo obiettivo raggiunto. Li porto nel cuore tutti quanti, me li tengo strettissimi a me”.
Quanti record e medaglie detieni in totale?
“Attualmente detengo 10 record del mondo (6 in vasca lunga e 4 in vasca corta), 3 record europei in vasca lunga, uno in vasca corta e tutti i record italiani sia in vasca lunga che corta su tutte le distanze”.
Parlaci della medaglia e del record più sofferto, ma che ti ha dato maggiori soddisfazioni.
“Sono stati tutti sofferti, perché dietro c’è un grandissimo lavoro, però non sento di poter dire che uno sia più bello dell’altro. Tutte le volte ho provato delle emozioni stratosferiche”.
I tempi che riesci ad ottenere in vasca si avvicinano molto a quelli delle atlete azzurre conquistati a Tokyo; per questo motivo non potresti partecipare anche tu alla staffetta 4×100 olimpica?
“Nell’universo olimpico gareggio; ho vinto anche diverse medaglie ai campionati italiani giovanili: una medaglia d’oro in gara individuale, diverse medaglie d’oro nelle staffette e poi anche altre medaglie.
I miei tempi non sono così distanti, ma non sono gli stessi; dovrei comunque qualificarmi per poter fare le gare con loro, ma c’è ancora un bel po’ di strada in mezzo”.

Pratichi tutti e quattro gli stili. In quale ti senti più forte e in quale meno.
“Sì, li pratico tutti e quattro. Quelli che sento più miei sono: farfalla, dorso e stile libero, mentre quello che sento meno mio è sicuramente la rana”.
A Tokyo gareggerai in tutti gli stili? Farai parte di una staffetta?
“Sì, ma non farò parte di nessuna staffetta perché il nostro CT ha deciso di non farcela fare, purtroppo. Sono molto dispiaciuta di questa scelta”.
Quanto ha influito lo slittamento delle Olimpiadi sulla tua preparazione?
“È stato uno stacco drastico, non sono mai stata così ferma. L’anno scorso ho ricominciato in maniera abbastanza tranquilla, mentre quest’anno sia negli allenamenti che nelle gare, non ero per niente soddisfatta, nel senso che anche i riscontri cronometrici in gara non mi soddisfacevano per niente. Devo essere sincera, il mio allenatore mi ha sempre rassicurata, dicendo che era normale, visto il periodo, ma io sono rimasta sempre molto, molto titubante. I campionati europei poi sono andati bene e questo mi ha confortato e ora stiamo continuando la preparazione e speriamo che vada al meglio”.
Ora manca meno di un mese alla tua partecipazione ai giochi; come ti senti e che emozioni stai provando?
“Manca poco e da una parte non vedo l’ora: andare lì godermi la trasferta e l’esperienza. Il sogno che hai da bambino quando incominci a fare sport, quello stesso sogno che quando cresci capisci che sarà riservato solo a pochi, ma che credendoci ogni giorno è diventato realtà. Dall’altra parte mi rendo conto che parteciperò all’evento sportivo più importante di tutti e che il tempo sta volando e le gare si avvicinano”.
Sei scaramantica? Hai qualche portafortuna?
“Sono molto, molto scaramantica e ho tantissimi portafortuna! Quando parto per una trasferta penso maggiormente alle cosine da portare dietro per scaramanzia, rispetto che ai costumi, cuffie, occhialini…”.
Come ti concentri prima di una gara?
“Dipende dalla gara. Se non è una gara tanto importante sto con le mie compagne e chiacchiero con loro, mentre nelle gare importanti preferisco ascoltare la musica”.
Quando sei sul blocco di partenza a cosa pensi?
“Quando sono sul blocco di partenza, la mente vola, nel senso che sei lì per pochissimi secondi, ma pensi veramente a tutto: a cosa devi fare, come devi nuotare, come devi gestire la gara, ma allo stesso tempo, ad un certo punto svuoti completamente la mente e aspetti solo la partenza”.
Hai piacere di rivedere o conoscere qualche atleta paralimpico in particolare?
“Le Olimpiadi saranno una grandissima occasione per conoscere nuovi atleti, anche se con il Covid sarà tutto più difficile, però vedremo cosa si potrà fare”.
Cosa pensi del possibile ritiro di Federica Pelligrini? È un tuo idolo? Quali sono i tuoi punti di riferimento nel nuoto? A chi ti ispiri?
“Federica Pellegrini, ma anche Gregorio Paltrinieri sono dei miei punti di riferimento, in quanto entrambi sono due grandissimi atleti e campioni, dai quali bisogna imparare moltissimo. Ho avuto anche la fortuna di gareggiare con loro e proprio accanto la corsia di Federica ai campionati italiani assoluti con la Federazione Italiana Nuoto, quindi nell’universo olimpico.
Per quanto riguarda il ritiro di Federica Pellegrini, beh che dire, tutto quello che poteva vincere, lo ha vinto e tutto ciò che poteva dimostrare, lo ha dimostrato e quindi credo che ad una certa età le priorità diventino altre”.

Nella stagione 2016/2017 hai partecipato ai Campionati Italiani Assoluti Primaverili di salvamento, nuotando la frazione a stile libero e contribuendo alla vittoria della medaglia d’argento nella staffetta 4×50 mista. In che cosa consiste questa sezione di nuoto e come funziona la gara.
“Ci sono tantissime discipline; le gare sono davvero molto complicate da spiegare, però sono completamente diverse dal nuoto: sostanzialmente il fine è quello di simulare delle situazioni di salvataggio in acqua. È uno sport divertente, che mi piace fare e quando ho tempo mi dedico anche alle gare di salvamento”.
Il nuoto per salvamento lo hai sempre praticato in piscina o anche in spiaggia, in mare, nei laghi…
“Ho sempre fatto le gare solo in piscina, ma perché è nato tutto un po’ come per gioco. La squadra di salvamento Rari Nantes Torino e l’allenatore, mi hanno consigliato di provare una gara per vedere se mi piacesse o meno. In generale non mi sono mai allenata per questa disciplina, ho preso parte ad una gara per iniziare, vincendo poi oltretutto la medaglia d’argento nei 200m con ostacoli ai campionati italiani giovanili di salvamento, oltre che alla staffetta 4×50 mista e tante altre”.
Parlaci un po’ di te, dei tuoi interessi, di quello che riesci a fare quando non sei impegnata negli allenamenti.
“Sono sincera, di tempo libero tra lo studio e lo sport ne ho davvero molto, molto poco, però mi piace passare il tempo con i miei amici, con la mia famiglia, riposandomi un po’ quando posso”.
Il sogno di una carriera in polizia
Come ci si sente a entrare a far parte delle Fiamme Oro, gruppo sportivo della Polizia di Stato.
“Far parte delle Fiamme Oro è un altro sogno che avevo fin da bambina. Avevo una compagna di squadra, Luisa Trombetti che è tutt’ora nel gruppo sportivo della Polizia di Stato ed è tesserata con la mia società, la Rari Nantes Torino, ma la prima volta che ho partecipato ai campionati italiani assoluti della FIN, ho visto che lei non stava con noi in albergo e allo stesso tempo indossava i colori delle Fiamme Oro. Da quel momento ho capito che quello era un altro sogno che avevo nel cassetto. Far parte del gruppo sportivo della Polizia di Stato è un grandissimo onore, per questo motivo ringrazio tantissimo Roberto Bonanni che è il coordinatore del settore del nuoto delle Fiamme Oro che mi ha scelta, chiedendomi di entrare a far parte della squadra”.
Ti piacerebbe intraprendere una carriera in polizia?
“Assolutamente sì! Un altro grande sogno nel cassetto che si può avverare, vista la legge passata nella quale anche noi da gennaio ci possiamo arruolare”.
Sei stata insignita di svariati premi e onorificenze: il Collare d’Oro al Merito Sportivo, massima onorificenza conferita dal CONI; il Premio Pergamena dello Sport 2017 della Città di Torino, venendo nominata nel concorso Italian Sportrait Awards 2018, categoria Giovani Donne. Raccontaci le emozioni che hai provato.
“Tutti i premi, le onorificenze, sono il coronamento di tutti gli sforzi fatti, degli obiettivi raggiunti, quindi sono sempre delle grandissime emozioni e io sono onorata di averli ricevuti”.

A settembre 2019 hai incontrato per la prima volta il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dell’apertura dell’anno scolastico all’Isola d’Elba. Parlaci di quel giorno.
“Oltre quell’occasione, ho avuto il piacere di incontrarlo altre due volte ed è sempre un grandissimo onore essere ricevuti da colui che rappresenta il nostro Stato. Inoltre è una persona veramente molto, molto carina, alla mano, disponibile a fare le foto, che si interessa facendo ogni volta l’in bocca al lupo per le gare future: una persona squisita che ti invoglia ad andare a trovare più spesso”.
Nello stesso mese hai partecipato al campionato italiano in acque libere ad Alghero. Quali sono le differenze e le difficoltà rispetto alla piscina?
“La prima gara in acque libere l’ho fatta a settembre 2018 a Cannigione di Arzachena e poi questa ad Alghero. È stato un divertimento per me, una cosa da provare, un’esperienza diversa; anche se nuotare in mare è da considerare come se fosse un altro sport”.
Ti senti maggiormente a tuo agio in mare o in vasca?
“Io preferisco di più la vasca, anche se ho vinto il titolo italiano assoluto FINP e il bronzo FIN, sempre ai campionati italiani di acque libere. Alla fine ho raggiunto anche dei risultati importanti, però sempre in maniera molto divertente e senza allenamenti”.
C’è qualcuno che ti fa battere il cuore?
“No, nessun fidanzato”.
La famiglia gioca un ruolo fondamentale nella crescita dell’atleta e non solo. I tuoi genitori ti hanno sempre supportata?
“Assolutamente sì! Io sono molto, molto legata alla mia famiglia: mia mamma, mio papà e mia nonna, ma anche i miei amici. Tutti loro sono i miei primi sostenitori e fan ed è grazie a loro se io riesco a fare tutto questo”.