Per la prima volta nei giorni scorsi è stato effettuato con successo un trapianto di fegato da un donatore Covid positivo in un ricevente appena contagiatosi con SARS-CoV-2. Quest’ultimo è stato riscontrato positivo nonostante avesse ricevuto tre dosi di vaccino.
L’operazione è avvenuta presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino ed ad eseguirla è stata l’équipe del professor Renato Romagnoli, direttore del Centro Trapianti di fegato delle Molinette.
Ora i soggetti positivi al Covid possono donare ma solo a candidati con tre dosi di vaccino
La Rianimazione dell’ospedale di Domodossola aveva segnalato negli scorsi giorni al Centro Regionale Trapianti piemontese la volontà donativa espressa dai familiari di un uomo di 47 anni deceduto per cause cerebrovascolari, risultato però positivo al virus al momento del ricovero.

Le condizioni del fegato erano compatibili con la donazione, mentre lo screening per SARS-CoV-2 aveva confermato la positività.
Recentemente il Centro Nazionale Trapianti ha esteso il programma di donazione di organi salvavita: i soggetti con infezione da SARS-CoV-2 possono donare a candidati Covid negativi che però avessero avuto un ciclo completo di 3 dosi di vaccinazione con ultima somministrazione da meno di 4 mesi. Pertanto l’offerta di tale organo è stata immediatamente accettata dal Centro Trapianti di fegato di Torino nella serata stessa.
Il ricevente era entrato in ospedale negativo ma un attimo prima dell’operazione è risultato positivo al Covid
In lista si trovava un uomo di 56 anni, originario della provincia di Torino, affetto da una malattia irreversibile: una cirrosi complicata da neoplasia epatica primitiva.
In passato era stato sottoposto a ripetute terapie loco-regionali volte a ricondurre il tumore epatico multifocale all’interno dei criteri di trapiantabilità ma finora senza successo.
Lo scorso 21 dicembre il paziente aveva ricevuto la terza dose del vaccino anti-Covid ed entrato in ospedale per il ricovero era risultato sempre negativo ai tamponi naso-faringei di sorveglianza che vengono routinariamente eseguiti nella fase pre-trapianto.
Dopo che è risultato compatibile con il donatore, l’uomo è stato posto di fronte alla possibilità di ricevere un trapianto con il fegato di un donatore Covid positivo e ha immediatamente fornito il suo consenso, ben conscio del rischio di progressione della sua patologia tumorale epatica.
Così nella notte l’équipe del Centro Trapianti di fegato, equipaggiata con idonei dispositivi di protezione individuale, ha proceduto con il prelievo del fegato del donatore Covid positivo nella sala operatoria allestita nell’ospedale di Domodossola.
Contemporaneamente, il candidato ricevente è stato convocato e sottoposto agli accertamenti pre-operatori necessari per accedere alla sala operatoria per il trapianto.
Come da protocollo in questo periodo di pandemia, è stato sottoposto ad un ulteriore tampone nasofaringeo per ricerca SARS-CoV-2. Dopo poche ore, ovvero poco prima di entrare in sala operatoria, il referto del tampone esaminato nel laboratorio di Microbiologia si è rivelato a sorpresa positivo per la presenza del virus, benché il paziente non lamentasse alcun sintomo riconducibile al Covid.
I medici hanno scelto di proseguire con il trapianto e la sala operatoria è stata convertita in Sala Covid

L’équipe medico – chirurgica si è trovata così di fronte all’improvvisa necessità di scegliere se proseguire o meno con il trapianto salva-vita. E valutando il bilancio rischi – benefici i medici hanno scelto di andare avanti con il trapianto.
Il candidato ricevente recentemente contagiato dal virus tra l’altro era del tutto asintomatico, come spesso accade nei soggetti vaccinati con terza dose che contraggono l’infezione.
Inoltre, per prevenire una possibile evoluzione dell’infezione in malattia Covid conclamata nel periodo post-trapianto, il professor Francesco De Rosa aveva dato indicazione alla somministrazione sul paziente di anticorpi monoclonali specifici anti-SARS-CoV-2.
La sala operatoria del Centro Trapianti di fegato è stata quindi convertita in Sala Covid dal personale infermieristico, e gli anestesisti dell’Anestesia Rianimazione 2 adeguatamente protetti, hanno proceduto con la preparazione del paziente per l’intervento.
Un intervento “miracoloso” che nonostante le difficoltà si è concluso con successo
L’intervento chirurgico, durato 7 ore, è stato eseguito dal professor Renato Romagnoli, coadiuvato dai suoi collaboratori. A causa delle condizioni cliniche del ricevente e della necessità di operare muniti di idonei dispositivi di protezione, l’operazione è stata non solo tecnicamente difficile, ma anche particolarmente faticosa.
Il paziente a fine trapianto ha ricevuto una dose di anticorpi monoclonali e, come indicato dalla Direzione delle Molinette, è stato poi ricoverato presso la Rianimazione Covid 1.
Già meno di 24 ore dopo il trapianto il paziente, ben risvegliato grazie alla buona funzione del fegato trapiantato, è stato estubato. La funzione respiratoria e gli esami radiologici polmonari sono attualmente nella norma, ed il paziente sta avendo un regolare decorso post-operatorio.
L’uomo però è mantenuto in isolamento presso l’Area Semintensiva Chirurgica del Centro Trapianto Fegato, in quanto il tampone naso-faringeo eseguito dopo 7 giorni dal precedente si mantiene ancora positivo per l’infezione da SARS-CoV-2.
“Ancora una volta, lo sforzo multidisciplinare e non solo clinico ma anche organizzativo dell’ospedale ha reso possibile un miracolo, dimostrando che la recente infezione da coronavirus non impedisce la donazione ed il trapianto di organi in sicurezza” hanno commentato dall’Ospedale Molinette.