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giovedì 8 Giugno 2023

Trapianti di cuore: la scoperta torinese che previene più efficacemente il rigetto

La ricerca svolta dalla Città della Salute di Torino e pubblicata sulla più prestigiosa rivista scientifica Journal of Heart and Lung Transplantation, ha aperto la strada ad una nuova rivoluzionaria metodica.

Un’importante ricerca quella portata avanti dalla Città della Salute di Torino nei mesi scorsi: il team scientifico torinese ha scoperto infatti come riconoscere e prevenire il rigetto dei trapianti di cuore con un semplice prelievo di sangue.

Una scoperta scientifica che permetterà ai pazienti di essere monitorati, dopo aver eseguito una delicata operazione di trapianto, in maniera meno invasiva utilizzando una metodologia non solo più veloce ma anche più affidabile.

Scoperta scientifica sul rigetto dei trapianti di cuore: che cosa è emerso dalla ricerca

Il trapianto di cuore è una terapia avanzata per pazienti con gravi malattie cardiache. La più pericolosa complicanza è rappresentata dal rigetto, vale a dire la risposta immunitaria del ricevente che riconosce come estraneo l’organo trapiantato.

Almeno un paziente su tre rischia di avere un episodio di rigetto acuto durante il primo anno. Per questo ogni trapianto viene monitorato con attenzione, al fine di cogliere i primi segni di rigetto, ed eventualmente iniziare una terapia mirata” spiega il team medico e scientifico che si è occupato della ricerca.

Fino ad oggi il metodo per monitorare l’eventuale complicanza del rigetto nei casi di trapianti cardiaci consiste nella cosiddetta “biopsia endomiocardica”: l’iter seguito è quello di inserire una sonda nei vasi che arrivano al cuore, raccogliere un frustolo del muscolo cardiaco ed esaminare poi al microscopio le eventuali alterazioni tipiche del rigetto. Una metodologia di indagine che molto spesso deve essere ripetuta ad intervalli regolari e che seppur necessaria, non è mai priva di rischi e complicazioni.

Da queste considerazioni è partito lo studio della Città della Salute di Torino che ha coinvolto la collaborazione di tre strutture ospedaliere di Torino: il Centro Trapianti di Cuore diretto dal professor Mauro Rinaldi, il servizio di Anatomia Patologica diretto dal professor Mauro Papotti ed il Servizio di Immunogenetica diretto dal professor Antonio Amoroso.

Questo studio, eseguito su circa 30 riceventi di trapianto di cuore, ha consentito di dimostrare come un semplice prelievo di sangue, al posto della più complessa biopsia endomiocardica, consente di riconoscere in maniera veloce ed affidabile la presenza del rigetto nei nostri pazienti e di avviare precocemente le terapie per combatterlo” spiega Massimo Boffini, cardiochirurgo del Centro di Trapianto cardiaco universitario delle Molinette.

Ed è doveroso ricordare anche come nel caso dei trapianti ma come in ogni altra disciplina medica, la diagnosi precoce sia la metodologia più efficace per intervenire tempestivamente sulle problematiche, ciò che permette maggiormente anche di stabilire la giusta terapia da seguire.

trapianti
Ospedale Molinette di Torino

La Ricerca sui trapianti orgoglio tutto torinese: la pubblicazione su una nota rivista scientifica

La ricerca svolta dalla Città della Salute di Torino è stata anche pubblicata sulla più prestigiosa rivista scientifica internazionale di trapianto ovvero il Journal of Heart and Lung Transplantation. La scoperta ha infatti aperto la strada ad una nuova metodica, finora ancora non esaminata nel dettaglio e mai utilizzata: per riconoscere il rigetto il team medico ha evidenziato un metodo più semplice e veloce ed altrettanto sensibile, si tratta dell’analisi del DNA del donatore che circola libero nel sangue del ricevente.

Il DNA non si trova soltanto dentro le cellule, ma può essere presente in piccoli frammenti anche nel sangue. Lo studio del DNA libero circolante fetale nel sangue materno ha già trovato da tempo applicazioni nella diagnosi prenatale non invasiva di malattie genetiche fetali” – spiega Silvia Deaglio, genetista dell’Università di Torino e medico del Servizio di Immunogenetica e Biologia dei Trapianti dell’ospedale Molinette – “Sviluppi importanti si sono avuti anche in campo oncologico, analizzando il DNA circolante originato dalle cellule tumorali, la cosiddetta biopsia liquida. Nella nostra ricerca abbiamo applicato le tecnologie di analisi del DNA libero circolante alla medicina dei trapianti, dimostrando che l’aumento del DNA derivato dall’organo trapiantato nel sangue del ricevente è un biomarcatore specifico di rigetto. Il suo aumento è infatti correlato al danno delle cellule del trapianto, causato dalla risposta immunitaria del rigetto”.

Un intenso lavoro di squadra che ha potuto mettere in luce in campo scientifico una notevole scoperta in campo medico.

“Questo studio è stato frutto del lavoro congiunto di molti ricercatori” – ricorda Monica Sorbini, primo autore dello studio e dottoranda presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino. “Dai chirurghi che hanno seguito i pazienti a chi come la sottoscritta che lavora in laboratorio sui campioni biologici raccolti è stato un lavoro emozionante e gratificante, perché ha permesso a chi lavora in laboratorio di fare avanzare ulteriormente le conoscenze a favore di questi pazienti che trovano nel trapianto un’altra vita grazie al dono di un organo”.

Commenta infine il professor Antonio Amoroso: “In Italia la Città della Salute di Torino non è solo il riferimento delle attività cliniche collegate alla medicina dei trapianti, risultando il primo ospedale per numero di trapianti eseguiti ogni anno, ma anche delle attività di ricerca ed innovazione in questo settore. Tutto questo anche per offrire sempre cure migliori ed innovative ai nostri pazienti”.

I nostri complimenti non possono che andare alla Città della Salute di Torino, che ci rende fieri di essere torinesi e delle nostre eccellenze cittadine, e alle tre strutture ospedaliere di Torino: il Centro Trapianti di Cuore diretto dal professor Mauro Rinaldi, il servizio di Anatomia Patologica diretto dal professor Mauro Papotti ed il Servizio di Immunogenetica diretto dal professor Antonio Amoroso che hanno dato vita a questa scoperta scientifica sensazionale

Rossella Carluccio
Rossella Carluccio
Classe 1983. Ha iniziato con il giornalismo locale nel 2005 lavorando prima per “Il Risveglio” e poi per “Il Canavese”. Dal 2009 è giornalista pubblicista. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione inizia un’avventura lavorativa nel mondo del digital marketing ma senza dimenticare la sua prima passione, la scrittura. Unisce questi due universi e diventa copywriter. Dal 2021 ritorna a vestire i panni della giornalista.

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