Dopo un lungo attendere é stata istituita la Commissione parlamentare incaricata di vigilare sulle attività poste in essere dalle comunità di accoglienza per i minori allontanati dalle proprie famiglie di origine in seguito a provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale, e la commissione da poco ha iniziato la sua attività.
Sull’importanza della stessa e su quali risultati si spera si possano ottenere in termini di miglioria della qualità delle comunità abbiamo avuto modi di discuterne con Tommaso Varaldo, Presidente Associazione AIEF, Associazione Infanzia e Famiglia, sita a Torino. Eccovi quanto é emerso dall’interessante intervista che ci ha rilasciato.
Commissione d’inchiesta, quanto é importante per vigilare sulle comunità? L’intervista a Varaldo, AIEF
TTN: Con la legge n. 107/2020 è stata finalmente istituita la Commissione parlamentare incaricata di vigilare sulle attività poste in essere dalle comunità di accoglienza per minori allontanati dalle proprie famiglie in seguito a provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale, e la commissione da poco ha iniziato la sua attività. Lei Tommaso Varaldo, come Presidente dell’Associazione AIEF si può dire soddisfatto del risultato raggiunto dopo anni di richieste e solleciti e soprattutto cosa spera possa cambiare in un contesto tanto complesso come quello delle comunità grazie all’istituzione delle Commissione d’inchiesta?
“E’ da più di un anno che AIEF sollecita la costituzione della Commissione d’inchiesta affidi e comunità per i minori, ed era chiaramente attesa da tutti gli operatori del settore, in quanto è fondamentale che vi sia una valutazione oggettiva che miri sempre e solo al bene del minore. Ragion per cui è fondamentale valutare l’allontanamento dello stesso dalla famiglia d’origine solo come estrema ratio. È questo l’aspetto centrale della questione relativa agli affidi dei minori.
Gli episodi di cronaca sugli affidi illeciti come quello di Bibbiano e non solo, che tanto hanno fatto scalpore, rappresentano purtroppo in realtà solo la punta dell’iceberg, ma hanno quanto meno permesso di portare alla luce i profili problematici di un sistema problematico che nel tempo abbiamo più volte segnalato. E’ fondamentale ricordare che nella gran parte dei casi la misura dell’affido è concepita come una misura temporanea e non definitiva, quindi lo scopo, lo ricordiamo, e sempre quello di supportare minore e famiglia affinché dopo proprio necessario l’allontanamento duri il meno possibile, ma soprattutto è importante valutare l’eccellenza e la qualità del luogo, comunità o famigli affidataria, in cui quel minore deve vivere temporaneamente. Il suo benessere psicofisico deve essere tutelato sopra ogni cosa.
La Commissione di inchiesta scadrà a fine legislatura, ossia nel 2023. Vi è dunque ormai solo più 1 anno e mezzo per lavorare seriamente ad una riforma che parta proprio dalla vigilanza nelle comunità. Queste, ricordiamocelo, vivono di contributi pubblici quindi la tematica tocca tutti da vicino in quanto si tratta di risorse pubbliche. E’ giusto che l’autorizzazione che decreta l’apertura o la chiusura delle stesse passi per dei fondamenti di merito. Se questi punti base non vengono rispettati e raggiunti e la comunità non risulta di eccellenza deve essere rivista. I minori già in difficoltà in famiglia non possono essere inseriti in comunità mediocri che non hanno idea di cosa voglia dire investire sulle loro potenzialità con progetti che li coinvolga, i minori che affrontano un’esperienza di questo tipo devo sentirsi accolti, parte di una famiglia allargata, non ‘parcheggiati’“.
TTN: Il 14 Luglio avete avuto modo di incontrarvi a Roma con l’On. Cavandoli, Presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle comunità per minori. Che cosa avete richiesto come associazione AIEF e su che cosa avete avuto modo di confrontarvi?
“Abbiamo raccontato in primis cosa ha raccolto in termini di storie e testimonianze la nostra Associazione, AIEF, in questi 3 anni di attività , ed abbiamo altresì portato le nostre proposte.
Noi chiediamo una riforma del sistema che regola e coordina le comunità per minori, che accolgono migliaia di minori in tutto il territorio nazionale.
Partiamo dalle esperienze di vita reale dei minori e dei genitori che vivono e hanno vissuto nelle comunità, nonché dalle situazioni che funzionano. Storie che in alcuni (troppi) casi evidenziano come ci siano diverse cose che non funzionano in molte comunità“.
AIEF, Varaldo: riforma normativa e cambio di passo per riscrivere regole delle comunità per i minori
TTN: Occorre dunque una riforma normativa che riscriva le regole ed i protocolli delle comunità per minori?
“Non occorre solo una riforma normativa che riscriva le regole e i protocolli delle comunità per minori, molte delle quali versano in gravi situazioni sotto il profilo strutturale, ma occorre prima di tutto un cambio profondo di passo dal punto di vista culturale nel comparto giuridico e socio assistenziale“.
TTN: Quando un minore dovrebbe essere collocato in comunità?
“I minori devono essere collocati in comunità solo se non vi è alcuna alternativa per la tutela della loro vita e le comunità devono essere luoghi di eccellenza deputati al concreto sostegno per lo sviluppo psicofisico e relazionale dei minori. Per questo le dico che vi è tanto da fare affinché i diritti dei minori siano sempre rispettati, purtroppo il tempo di lavoro della commissione è ridotto perché si è perso tempo nel costituirla, ma noi come associazione AIEF ci siamo e forniremo tutto in nostro supporto affinché si punti ad una seria riforma“.
TTN: Mi dice in estrema sintesi quali punti dovrebbe contenere per essere considerata una ‘vera’ riforma?
“In primis se penso ad una comunità che funziona ho in mente tre parole: eccellenza, qualità e progetto. Ora cerco di spiegarle il senso delle stesse che comunque sono legate tra loro. La gran parte delle comunità dei minori oggi sono concepite come qualcosa che è ormai superato. La Comunità deve essere pensata sempre come l’ultima ratio quando il minore non può più stare in famiglia per ragioni oggettive, ma in tanti casi è anche un luogo transitorio, in cui si devono acquisire gli strumenti utili per far tornare quel minore in famiglia, quindi deve essere di supporto alla famiglia stessa. Il minore, nel periodo in cui è allontanato da casa, deve poter vivere in un contesto di eccellenza ossia la qualità del cibo deve essere buona, l’ambiente deve essere pulito ed adeguato, vi devono essere dei momenti ludici e ricreativi, compreso lo sport, devono essere presenti progetti estivi e progetti invernali. Solo attraverso dei criteri di merito, che devono essere rispettati, la comunità, a seguito anche dei feedback ricevuti da chi vi ha fatto parte nonché dalle figure professionali competenti, può ottenere la successiva autorizzazione a rimanere aperta. Se non soddisfa degli standard o sono emerse delle criticità anche da parte delle persone che hanno vissuto all’interno della stessa, questa, a mio avviso, non dovrebbe poter rimanere aperta. Dunque l’autorizzazione a restare aperta o chiusa dovrebbe, come anticipavo in precedenza, passare per qualità.. Alla fine le Comunità vivono di contributi pubblici ed è giusto che i soldi dei cittadini vengano concessi a chi dà un valore aggiunto ai minori e alle famiglie in difficoltà.
Bisognerebbe prestare maggiore attenzione anche e soprattutto in fase di inserimento del minore le comunità educative e terapeutiche hanno due ruoli diversi non è possibile che accada di collocare il minore senza preoccuparsi di tale differenza solo perché si è liberato un posto in una piuttosto che nell’altra. Allo stesso modo ritengo, come presidente AIEF, che sia quanto meno fuori luogo senza che vi sia disposizione del giudice dividere fratelli e sorelle collocandoli in comunità differenti, e ancor peggio impedire loro di mantenere quel sano contatto telefonico o visivo di cui hanno assoluta necessità.
E’ altresì ingiusto, se non vi è disposizione del tribunale in merito, non consentire ai genitori o ai parenti di chiamare i propri cari il giorno di Natale, nei compleanni, spesso capita, ci raccontano in molti, che vengano tagliati completamente i rapporti, facendo, tra le altre cose, pensare al minore, che già vive una situazione difficile, che fuori si siano dimenticati di lui, quando invece il problema sta nelle comunicazioni non pervenute.
Inoltre è fondamentale, a mio avviso, che vi sia maggiore vigilanza anche nelle comunità terapeutiche, non vi ad esempio è alcun medico nella Commissione di vigilanza che possa accertarsi non solo che la terapia data venga fatta rispettare, ma soprattutto che quella terapia sia la migliore per il minore. Chi assicura che quella segnata si effettivamente quella giusta? Una figura competente, in tal senso, nella commissione di vigilanza sarebbe molto importante.
Inoltre è fondamentale che si punti sulla sensibilizzazione e sulla formazione di quanti prendono in carico il minore, spesso vi sono dei vissuti dolorosi, che richiedono un approccio adeguato.
Insomma vi è davvero molto da fare, ma certamente l’istituzione di una commissione di inchiesta può essere un primo passo importante verso la ‘rivoluzione’ del sistema comunità che come AIEF abbiamo in mente e su cui punteremo. I minori hanno il diritto di poter essere felici anche quando non hanno la possibilità di vivere presso la propria famiglia d’origine, la Comunità deve divenire comunità in tutti sensi, non luogo di appoggio, ma momento di crescita e di condivisione.
L’istituzione della Commissione d’inchiesta può dunque essere un’occasione per dare impulso agli interventi che da tempo sono stati ritenuti necessari, confidiamo sia davvero così, e da qui si possa partire“
TTN: Grazie Tommaso per il tempo che ci ha dedicato e per le specifiche concesse
Tommaso Varaldo: Grazie a te Erica e a TTN per lo spazio concesso, parlare di queste tematiche é fondamentale.