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lunedì 29 Maggio 2023

Un attimo che dura per sempre: l’arte di Stefano Di Stasio al museo Ettore Fico

"Un attimo di eternità", mostra temporanea di Stefano Di Stasio al museo Ettore Fico. L'arte di un pittore tra inconscio e realtà

Al museo Ettore Fico di via Cigna potete ammirare un’interessante mostra con i quadri di Stefano Di Stasio, aperta fino al 19 dicembre. Di Stasio, classe 1948 e tutta una vita passata all’insegna della pittura, sin da quando – a dodici anni – sua madre consegna a Giorgio De Chirico in persona una cartella dei suoi disegni.

Da quel momento in poi la vita di Di Stasio si concede all’arte; inizia con l’accademia per poi proseguire come autodidatta e in qualche modo i suoi studi proseguono ancora oggi, quadro dopo quadro. Inizia con l’astrattismo, sperimenta con installazioni extrapittoriche e poi a un certo punto approda al figurato.

L’arte al contrario di Stefano Di Stasio

Nel 1978 espone un autoritratto a olio dal sapore ottocentesco, mentre tutto intorno a lui imperversava l’avanguardia che in quegli anni scopriva il torbido piacere della provocazione. Ma in realtà quell’autoritratto ottocentesco era una provocazione maggiore, era l’arte che ritornava sui suoi passi andando in questo modo controcorrente al flusso del tempo.

L’arte di Di Stasio procedeva così all’incontrario ma non per ritornare indietro quanto per riscoprire percorsi, reinventarli e reinventarsi. A mio avviso, galeotto fu quel De Chirico che visionò i suoi disegni da dodicenne; in qualche modo la presenza del maestro della metafisica gli deve essere rimasta dentro, perché le opere di Stefano Di Stasio riecheggiano degli enigmi metafisici, delle sue scene fuori dal tempo e dallo spazio.

La pittura metafisica, in genere, tende a calare in maniera pesante sulle tele, stendendo il peso ingombrante del dubbio. Al posto di questa pesantezza Di Stasio inserisce la leggerezza del surrealismo, e il mistero metafisico è scardinato con l’ironia dell’inconscio, come gli sberleffi di Dalì demitizzavano l’arte stessa.

Da un lato frivola e dall’altro impegnata, Di Stasio crea la sua arte per contrapposizioni che non sono mai stridenti ma si completano a vicenda. Da una parte c’è l’ironia (e l’autoironia), dall’altra la tragedia, quella greca e antica, silenziosamente eterna, e tutta umana. Lo stile figurato è morbido, dai colori tenui e mai aggressivi che ricordano quelli di Magritte; ammirare i quadri è un piacere per gli occhi, e questa esibizione lo dimostra.

“Un attimo di eternità”, la mostra di Stefano Di Stasio

La contrapposizione – o il paradosso, se vogliamo – di cui sopra è presente sin nel titolo, “Un attimo di eternità“. La prima cosa che colpisce della mostra è il suo stesso allestimento, organizzato in maniera ideale. Tele di grandi dimensioni ricche di colori pieni e intensi si stagliano nette su larghe superfici bianche e ariose; non credo esista modo migliore per fruire dell’arte.

A completare la perfezione di questo allestimento è una didascalia che discretamente accompagna ogni tela esposta e riporta una breve considerazione dell’autore sull’opera in questione. Sin da subito ci si immerge nel mondo dell’artista, confrontandosi con le sue realtà pittoriche fatte di richiami alla classicità (mitologie, architetture, scenari) come quelli presenti in “Presso antiche acque” e “Autoritratto dopo Cristo”.

Di Stasio si mette in mostra assieme alle sue stesse opere e tira fuori il suo inconscio sotto forma di visioni e allegorie (“La via dell’acqua”). Elemento ricorrente in diverse tele sono i tubi, impianti idraulici sotterranei, spesso intricati, che richiamano simbolicamente un mondo intimo, interiore, nascosto (“Crocevia del puro folle”).

L’inconscio e il reale

Spesso la sua pittura è ricca di elementi interpretabili, fatta di oggetti e figure che hanno un preciso ruolo psicologico. Come i sogni sono un’elaborazione dei dati che il nostro cervello registra nel tempo, così le opere dell’artista sono l’espressione del suo guardarsi dentro, e la mostra più che una retrospettiva diventa un’introspettiva.

Tuttavia penso che questa sia solo una delle possibili letture. Alla luce del giorno, i sogni possono diventare il ricordo di uno strano racconto, magari da condividere in una chiacchiera; allo stesso modo i quadri di Di Stasio possono essere un teatro in cui perdersi nello spazio di una contemplazione. Procedere apprezzando i minimi dettagli che abbondano in ogni tela per poi emergerne fuori in attesa di tuffarsi in un nuovo quadro.

La bellezza della pittura di Stefano Di Stasio è in questa chiave di lettura multipla, aperta a tutti i livelli interpretativi. Ne puoi toccare la superficie o affondare nel profondo, ma in ogni caso avrà sempre modo di dirti qualcosa senza mai lasciarti indifferente. La mostra al museo Ettore Fico è lì a dimostrarlo e non vi resta che scoprirlo.

Danilo D'Acunto
Danilo D'Acunto
Dopo una formazione classica ho proseguito gli studi specializzandomi con lode in Archeologia e Storia dell'Arte Antica presso l'università Federico II di Napoli. Da anni mi occupo di divulgazione e promozione culturale guardando con interesse tutti i campi del settore, dalla letteratura all'enogastronomia, passando per arte, storia e fumetto.

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