Il ritorno del Salone del Libro in presenza è stato un successo, i numeri lo dimostrano. Tuttavia al di là dei numeri, la sensazione di aver vissuto un’esperienza (quasi) unica e felice era palpabile nell’aria. Essere al Salone in quest’anno di rinascita e di speranza è stato un momento che forse in qualche modo non si ripeterà più, o meglio, si ripeterà in maniera diversa.
In questo Salone di Torino c’era tutta una città che ripartiva, che riprendeva a vivere ed emozionarsi. E a questo sentimento cittadino si sono unite tante altre realtà che purtroppo non hanno avuto un proprio articolo ma che vorrei comunque menzionare. Dunque questo articolo, nel congedarsi dal Salone, vuole salutare quelle cose che hanno contribuito a rendere speciale l’evento.
Le piccole, grandi, case editrici
Parlando del Salone dimentichiamo spesso uno dei motivi principali per cui esiste, e cioè presentare nuove o piccole case editrici, che contribuiscono ad allargare l’editoria italiana. Il mercato editoriale nel nostro Paese tende a stagnare ma se oggi si sta lentamente risollevando è anche grazie a loro (la Libreria Luxemburg ne ha parlato in merito).
Marotta & Cafiero è una casa editrice di Scampia, il quartiere di Napoli tristemente noto come roccaforte della camorra e che sta cercando di uscire dal giogo criminale. All’interno del loro stand completamente ecosostenibile vendono una serie di titoli interessanti, tra cui perle come “Guns” di Stephen King, scritto dal re del brivido esclusivamente per loro.
Libraccio, storica casa editrice e catena di librerie è stata probabilmente la più gettonata, grazie soprattutto alla sua offerta di libri usati e a poco prezzo. Vedere la folla accalcarsi tra gli scaffali è non solo un piacere, ma anche la dimostrazione di un antico problema italiano, ovvero il costo eccessivo dei libri. Leggiamo poco, dunque i prezzi sono più alti rispetto ad altri Paesi europei, di conseguenza acquistiamo meno.
In ultimo, vale la pena menzionare il Coordinamento Torino Pride, l’associazione in difesa dei diritti LGBTQI+, presente con un banchetto espositivo nel primo padiglione. Perché da sempre la cultura ha portato avanti la liberalizzazione di ogni tipo d’amore; per quanto citare Platone, Wilde o Pasolini possa sembrare ripetitivo, fa sempre bene ricordare che la cultura da sempre ama chiunque, a prescindere dal suo genere.
In questo clima giustamente inclusivo, anche la lettura diventa tale, cercando modi di coinvolgere tutti i tipi di lettori.
Dare voce all’inclusività
Gli audiolibri sono decisamente la novità che sta prendendo più piede all’interno del mondo editoriale. Il libro da ascoltare è un mercato che guarda al futuro, perché il futuro è fatto anche di chi non vede, o non vede più come una volta. Ma non vuole negarsi il piacere di una lettura.
Gli stand che vendono audiolibri sono davvero tanti e il catalogo di titoli è molto vasto. Si va dai classici della letteratura fino alle uscite più recenti. La diffusione di questo genere è fortissima; a investire nel progetto ci sono colossi come Amazon con il suo Audible, ma anche case editrici indipendenti come la piemontese Voglino, di cui abbiamo già parlato.
L’inclusività diventa dunque un tratto caratteristico del mondo della lettura e del Salone in particolare. Non a caso, l’edizione si è distinta anche per l’attenzione che ha riservato ai più piccoli.
I bambini, futuri lettori e il futuro del Salone
Il dettaglio che mi ha colpito più di tutti è l’attenzione che il Salone ha verso i piccoli e, viceversa, l’attenzione dei piccoli verso il Salone. Penso che quasi la metà degli eventi (che si contano a centinaia) siano dedicati a loro, così come l’offerta editoriale di tante case editrici.
Come ho già avuto modo di scrivere, vedere tante scolaresche girare per il Salone e partecipare in maniera attiva a incontri, attivita e laboratori è un bel segno di civiltà. Perché fa pensare che quei bambini si abituano sin da piccoli ad avere un contatto coi libri, a scoprirli, farli loro.
Il Salone Internazionale chiude le sue pagine dopo un’edizione decisamente di successo, come un libro pronto a riaprirsi nuovamente l’anno prossimo. E mi piace pensare, coerentemente con quanto appena detto, che a riaprire quel libro sarà un bambino.