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lunedì 2 Ottobre 2023

Queen of Saba, energia fluida senza preconcetti al Torino Music Forum

L'elettro-Duo Astro-Veneziano è pronto a stupire tutti il prossimo 4 dicembre al Torino Music Forum

L’amicizia che lega Sara Santi e Lorenzo Battistel ha fatto in modo che nascessero i Queen of Saba, un duo veneziano che all’interno dei loro pezzi racconta storie in cui le persone si possono rispecchiare e ritrovare, dandogli un proprio significato.

La loro musica è contraddistinta da appendici cyborg e un voluminoso bagaglio emotivo, un sound soft-elettronico crivellato di beat penetranti, trafitto da una voce Soul femminile, con influenze Alternative R&B, Reggae, Hip-Hop e Funky.

Si autodefiniscono fluidi e non binari in quanto l’etichetta di genere musicale e non, è un concetto che non gli appartiene, dal momento che scrivono per lo più seguendo il loro istinto, parlando di storie finite male e sesso senza tabù. L’unica etichetta che gli appartiene è ‘La Colletta Dischi‘, un progetto nato da circa un anno nel quale i Queen of Saba vorrebbero dare maggior spazio alla scena veneziana e a tutti gli artisti emergenti e indipendenti del loro territorio.

Non vedono l’ora di esibirsi sabato 4 dicembre in occasione del Torino Music Forum, serata nella quale proporranno una versione più condensata dell’album ‘Fatamorgana’, uscito a giugno.

A tu per tu con i Queen of Saba

Quando nascono i Queen of Saba? Come avete scelto questo nome?

Io (Sara) e Lorenzo ci conosciamo dal 2016, ci siamo capiti subito, abbiamo iniziato immediatamente a scrivere musica insieme. Dopo una serie di tentativi, riscritture, tanto lavoro e bellissimi momenti che hanno cementato la nostra amicizia, nel 2019 abbiamo ufficialmente scelto un nome e ci siamo buttati, decidendo all’unisono che questo sarebbe stato il nostro progetto musicale più importante e prioritario.

Il nome è nato mentre camminavamo sul ponte di Calatrava a Venezia, ci siamo illuminati pensando al ‘Cantico dei Cantici‘, di cui all’epoca subivo un fascino quasi morboso, e alla figura straordinaria della Regina di Saba, con la sua aura potente e indipendente. Noi ci sentiamo come gli emissari della regina, i celebranti di un rito arcaico: nessuno dei due si sente un regnante con la corona in testa, ma solo il tramite di un messaggio”.

Cosa intendete quando vi definite fluidi e non binari?

Il binarismo è un concetto che non ci appartiene, nonostante di primo impatto possiamo dare l’idea di una classicissima formazione produttore/cantante, uomo/donna (io mi definisco non-binary), elettronica/voce. Ci piace l’idea di sfidare le norme imposte, quelle di genere, musicale e non. Ci divertiamo a comporre musica seguendo l’istinto e non sopportiamo l’idea che per comporre un album si debba ragionare in termini di playlist”.

Queen of Saba (Instagram)
Qeeen of Saba (Instagram)

Chi scrive la musica e i testi?

Il processo creativo è sempre molto vario, a volte Lorenzo butta giù un embrione di base su cui lavorare, altre, io propongo un testo o una melodia e partiamo da lì. Lavoriamo anche separatamente se necessario, lui componendo nel suo studio a Venezia e io scrivendo su pezzetti di carta in giro ovunque mi trovi, ma alla fine c’è sempre la necessità di unire le forze e prenderci del tempo per sperimentare insieme, a volte anche scontrandoci, ma sempre creando qualcosa di inaspettato”.

Qual è stata l’esibizione più emozionante?

Probabilmente l’esibizione che ha cambiato la nostra percezione del lavoro che stiamo facendo e di quanti frutti possa dare, è stata al Festival Across the University di Padova, in cui c’era una folla immensa per noi che sapeva tutte le nostre canzoni a memoria; al di là di ogni aspettativa. Da quel momento anche il nostro modo di stare sul palco si è evoluto, abbiamo cominciato a osare di più e a viverlo con ancora più sicurezza. Menzione onoraria comunque all’Off Topic di Torino: per noi era una vetrina importantissima e i feedback sono stati travolgenti, oltre al fatto che abbiamo conosciuto delle persone meravigliose”.

Parlateci della vostra etichetta indipendente ‘La Colletta Dischi’.

Questa realtà esiste da quasi un anno, ed è un po’ la nostra famiglia. Siamo prima di tutto un gruppo di amici che si supportano a vicenda, condividendo tempo, conoscenze ed energie l’uno per i progetti dell’altro, senza gerarchie. Abbiamo tanti progetti in cantiere, il nostro sogno sarebbe dare linfa alla scena veneziana e rendere ‘La Colletta Dischi’ un punto di riferimento per ogni artista emergente e indipendente della zona”.

Qual è il pezzo al quale siete maggiormente affezionati?

Per quanto mi riguarda direi ‘Fulmini’, che è una sorta di ballad neo-soul, un po’ in contrasto con il nostro repertorio live molto energetico e poppettaro. Ho cominciato a cantarla come una sorta di atto terapeutico e concerto dopo concerto si è distaccata dal suo significato originale per essere pienamente condivisa con il pubblico: ogni volta che la suoniamo si crea un’atmosfera magica. Se Lorenzo dovesse rispondere direbbe ‘Fatamorgana’ perché ha dato anima e corpo per quella canzone, tra arrangiamenti e riarrangiamenti, mix arrivati al numero 50, ore infinite a riascoltare ogni minimo dettaglio perché riuscisse come ce l’avevamo in testa”.

Al Torino Music Forum ci farete ascoltare l’album ‘Fatamorgana’ pubblicato a giugno?

Non vediamo l’ora! Sarà una versione condensata, con qualche piccola divagazione, e speriamo di far venire al pubblico la curiosità di ascoltarlo tutto su Spotify dall’inizio alla fine (come insegna Adele) o perché no, comprarlo. Questo album è un po’ come un figlio, il nostro primo; è nato a giugno e si è cristallizzato nella forma incisa, ma si è evoluto ed è maturato nella sua forma live, in cui le sequenze digitali si mescolano all’improvvisazione”.

Qual è il messaggio che volete lanciare con la vostra musica?

Nelle nostre canzoni raccontiamo le storie d’amore finite male (principalmente), il sesso senza tabù, storie che ci appartengono al 100% in cui il pubblico si può rispecchiare e a cui può dare il proprio significato. Speriamo che qualche pezzo possa magari dare una spinta per un coming out o il coraggio di parlare dei propri desideri, oppure un po’ di leggerezza in momenti difficili. Ci piace essere espliciti e invitiamo chi viene a sentirci ad abbandonare preconcetti sulla musica, sulla sessualità, sull’identità di genere, perché non troverà una confortante solidità, solo un sacco di energia fluida e un sacco di parolacce”.

Simona Rovero
Simona Rovero
Classe 1995, aspirante giornalista. Laureata in Scienze della Comunicazione e in Comunicazione e culture dei media, nutro da sempre una grande passione per lo sport, il cinema, il buon cibo e la scrittura.

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