L’ennesimo libro sulla vita del fuoriclasse svedese dal titolo: “Zlatan Ibrahimović, una cosa irripetibile” scritto da Daniele Manusia è stato presentato al Salone Internazionale del libro di Torino. Insieme all’autore, il grande giornlaista Paolo Condò, ora a Repubblica, ma per 36 anni firma storica della Gazzetta.
La tesi sulla quale si basa questo excursus sulle gesta di Ibra, è basato molto sulla personalità dell’attaccante del Milan. Un giocatore che cerca nella perfezione del gesto atletico singolo di liberarsi dalla tirannia dei numeri che Lionel Messi e Cristiano Ronaldo si portano dietro.
La narrazione della vita sportiva di Messi e Ronaldo è estremamente noiosa:
E’ lo stesso Condò a suggerire all’autore quale possa essere stato l’incipit emozionale alla sua scelta: Messi e Ronaldo pur con caratteristiche differenti, il primo che reputa la comunicazione superflua, il secondo che propone un’immagine di sé come super uomo sempre perfetto, sono noiosi:
Tra i tanti aneddoti e i retroscena che Condò snocciola ce n’è uno che svetta su tutti e che il giornalista dice di avere avuto da fonte certa: ossia l’addio di Zlatan Ibrahimović al Milan nel 2012:
“Lui voleva restare, il Milan dopo il lodo Mondadori che ha colpito il suo Presidente, di fatto non aveva più le risorse economiche per essere un top team, e così Adriano Galliani, l’ex storico amministratore delegato dell’epopea in rossonero di Berlusconi, chiamò al telefono Leonardo, diventato direttore sportivo del Psg chiedendogli di prendere qualche giocatore, lui indicò subito Thiago Silva, il pilastro della difesa nell’ultimo scudetto rossonero, ma Galliani insistette e propose anche Ibra.
E l’affare fu fatto. Ma il giocatore svedese ci rimase molto male – ha continuato nella sua narrazione Condò – tant’è che per ostacolare la cessione alzò tantissimo le pretese, ma si sa che gli sceicchi non badano a spese e Zlatan fu accontentato in tutto, anche nella rizollatura del terreno.
Zlatan un carriera così lunga?
Il giornalista sottolinea come però ci fu un importante errore di valutazione in questa vicenda poiché nessuno credeva che la carriera di Zlatan potesse essere ancora così lunga.
Infatti una parte importante di questo libro riguarda proprio in cambiamento che Ibra ha operato sul suo modo di giocare e sul rapporto coi compagni, dove rispetto alla spocchiosa presunzione dei primi 30 anni, ha assunto nel Milan di oggi, la figura del grande “saggio” che aiuta i ragazzini coi quali gioca a prendere coscienza dei loro progressi.