Torino è una città che può vantarsi di avere una delle offerte museali meglio attrezzate in Italia. I suoi musei sono all’avanguardia, realizzati con molta attenzione al visitatore e particolarmente piacevoli da visitare. Ho ritrovato questa caratteristica resa al meglio all’interno del Museo dell’Auto, un luogo che assieme alla Pinacoteca Agnelli valorizza di molto il quartiere Lingotto.
Se da una parte il Museo Egizio è un luogo straordinario di ricchezza archeologica, il Museo dell’Automobile è, a suo modo, l’edificio più rappresentativo di Torino e della sua storia. Perché il racconto di questa città si intreccia con quello delle industrie, e ovviamente della Fiat in particolare, che ha lanciato il mito dell’automobile in Italia e nel mondo, in una corsa che continua ancora oggi.
Torino e l’automobile: una storia lunga un secolo
Visitare il MauTo (Museo dell’Automobile di Torino) significa scoprire una storia che inizia più di cento anni fa e che viene raccontata in una maniera affascinante, perché da un lato troverete il racconto di come è nata l’automobile, com’è fatta, cosa ha significato il suo utilizzo nella società moderna, ma dall’altro troverete anche un bellissimo luna park fatto di colori e voglia di stupire.
È proprio questo senso del meraviglioso che caratterizza il museo e lo rende unico. Perché non è detto che un museo non possa essere divertente, anzi. Essere capaci di intrattenere – senza però scadere nel ridicolo – è la tendenza che caratterizza tutti i musei più moderni, e il MauTo risponde in pieno a quest’esigenza, offrendo al visitatore una delle esperienze più coinvolgenti che si possano fare a Torino.
La struttura possiede inoltre dei veri e propri “gioiellini” che sono in grado di affascinare sia l’appassionato che il neofita. Di fronte a certe vetture non si rimane indifferenti, anche perché alcune auto non sono solo capolavori di meccanica ma anche pezzi di storia.
Automobili che hanno fatto la Storia
Oltre a incontrare il primo prototipo di vettura a motore (ovvero il “carro di Cugnot”, dal nome del suo inventore), un’auto che cattura l’attenzione è la Itala Mod. 35/45 HP, ovvero la macchina che nel 1907 vinse la gara Pechino-Parigi in “soli” 60 giorni. L’allestimento, con una intelligente strizzata d’occhio all’arte, l’ha posta alle spalle di una riproduzione di “Forme uniche della continuità nello spazio” di Boccioni, vale a dire l’opera futurista riprodotta nelle monete di 20 centesimi.
Perché questo accostamento? Perché l’opera, realizzata nel 1913 e quindi pochi anni dopo la leggendaria corsa Pechino-Parigi, ha come scopo quello di rappresentare la fluidità e il movimento, temi che i futuristi amavano. Ed ecco quindi che l’opera è in perfetto dialogo con la macchina, e ci fa letteralmente vedere quanto l’auto sia stata importante nell’immaginario del primo Novecento e, in particolare, di Torino.
Ma i pezzi storici non finiscono qui. Tra i tanti, vale la pena menzionare la Fiat 500 “topolino” (1936), o la 508 Balilla (1932). E ancora, la “Bianchina” 500 che i cinefili ricorderanno come l’auto del Fantozzi di Paolo Villaggio, oppure la Fiat 600, l’auto capace più di tutte di descrivere uno dei pezzi più importanti della recente storia italiana, quella del “boom” economico. Auto che nella sua versione multipla ha portato migliaia di famiglie al mare, raccontando un periodo felice dell’Italia del dopoguerra meglio di qualsiasi saggio storico. Il museo tuttavia non ricorda solo il passato, ma guarda anche al futuro.

Il futuro dell’auto
Cosa ci attende nel futuro da un punto di vista automobilistico? È la domanda che il museo stesso si pone e alla quale risponde mostrando tutti i potenziali veicoli del domani. Monoposto, elettrici, areodinamici, ecocompatibili: un’intera sezione è dedicata a prototipi del genere, tra cui spiccano i progetti realizzati dal Politecnico di Torino, nota eccellenza scolastica della città.
Il MauTo riesce dunque a essere più cose contemporaneamente: cultura, divertimento, arte e storia, riuscendo a coniugare passato, presente e futuro in una maniera del tutto fluida. Ogni torinese dovrebbe visitarlo almeno una volta, perché è capace di raccontare tanto – e bene – della città che ha dato i natali al motore in Italia.