Il Festival “Bottom Up!” nasce nel 2020 su una iniziativa della Fondazione per l’Architettura in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Torino. Obiettivo iniziale di questo “festival”, che si è poi trasformato in un vero esperimento urbano, era quello di diffondere la conoscenza dell’architettura contemporanea favorendo pratiche di trasformazione urbana dal basso partendo dalle idee proprie della comunità e degli abitanti di Torino.
“Bottom Up nasce con l’idea di essere un festival verticale che stabiliva in maniera precisa quelli che erano i nostri interessi ovvero i processi relazioni e di comunità ma poi un vero festival non è stato ma qualcosa di più, un’esperienza lunga un anno che nasce con il lancio di un bando” commentano Maurizio Cilli e Stefano Mirti, curatori di Bottom Up.
I 12 progetti selezionati dal Comune di Torino
Dopo una iniziale fase di proposte di intervento a cui hanno partecipato cittadini privati, scuole ma anche artisti, collettivi, comitati, associazioni, imprese e progettisti sono state selezionate 12 proposte di cui 10 all’interno del Comune di Torino.
I progetti selezionati su Torino sono stati
- Il Circolo Risorgimento di via Poggio con la riprogettazione degli spazi esterni della storica bocciofila ANPI di Barriera di Milano
- Miraorti (di cui abbiamo parlato anche in questo articolo)
- Il Cortile Mondo della scuola Chagall con l’innovazione del suo spazio esterno
- Ruota di scarto progetto per la riduzione dello spreco ambientale attraverso la creazione di una cucina mobile
- WALL coming! che riguarda la costruzione di un nuovo spazio pubblico all’interno del carcere minorile “Ferrante Aporti” di Torino nel quartiere Lingotto
- ConVi per la riqualificazione del quartiere di Villaretto
- 28.Lo Spazio di Mezzo per un nuovo luogo di scambio culturale sino-italiano in via Medici 28
- La rigenerazione del quartiere Pietra Alta nella zona tra Falchera e Barriera di Milano dove risiede anche la realtà de “Il Piccolo Cinema”
- Forno Sociale S.P.I.G.A. per la realizzazione di un forno comunitario in Barriera di Milano
- Stiamo freschi! 10×10 per la creazione di uno spazio ombreggiato e di un pergolato all’interno del cortile della Casa del Quartiere di San Salvario
- Hear Me per l’installazione di strumenti di diffusione sonora e altoparlanti atti a favorire l’inclusione sociale degli utenti psichiatrici che vivono nelle strutture residenziali che si affacciano sul giardino F. Piredda
- Corti.Lì _Spazio e tempo con l’idea di trasformare i cortili tra via delle Rosine e via Giolitti in centro a Torino in un luogo di connessione delle persone che li abitano.
“Cercavamo visionari, persone che volevano cambiare il proprio quartiere con idee di trasformazione vera e reale in giro per la città di Torino. L’unico fattore richiesto era che almeno in ogni gruppo e community ci doveva essere almeno un architetto o un progettista. Abbiamo fatto match tra la comunità che aveva l’idea ma mancava di un progettista e dall’altro versante tra i progettisti che volevano operare sul campo. I luoghi presentati erano molto differenti tra loro: tutti erano luoghi in attesa di qualcosa che doveva capitare. Luoghi che per la loro caratteristica spaziale avevano un fattore suggestivo sui quali si depositavano i desideri dei cittadini oppure altri che all’apparenza non avevano nessuna caratteristica forte ma avevano sollecitato l’interesse dei cittadini” aggiungono Cilli e Mirti, curatori di Bottom Up.

Bottom Up! e la fase di crowdfunding
Dopo la scelta dei progetti, il passo successivo dell’iniziativa lanciata dalla Fondazione per l’Architettura in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Torino è stato quello di passare alla fase successiva ovvero quella di crowdfunding.
Ad inaugurazione di questa fase è stata realizzata una serata evento alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino dove sono stati presentati i 12 progetti di crowdfunding: percorsi differenti che intrecciavano idee, storie, relazioni diversificate e anche diversamente articolate.
Questa fase di raccolta fondi è stata un grande successo dato che si sono potuti raccogliere più di 142 mila euro grazie a oltre 900 donazioni di cittadini, partner e istituzioni territoriali. Una parte, circa 32 mila euro, è il risultato della raccolta di crowdfunding mentre 100 mila euro sono giunti tramite donazioni speciali infine ulteriori 11 mila euro sono convolati nei progetti grazie alla partecipazione ad altri bandi.
I progettisti dei singoli progetti si sono messi subito all’opera e nelle aree selezionate c’è stata una vera e propria trasformazione urbana, oltre che partecipata da parte della comunità appartenente.
“Bottom Up è stato un esperimento che voleva rappresentare un modello di rigenerazione dal basso ed è un modello inclusivo fatto di storie, comunità, quartieri dove i desideri sono stati al centro dell’attenzione. Grazie anche all’aiuto delle istituzioni che con donazioni speciali ed una campagna di Crowdfunding si sono potuti finanziare i progetti e arrivare a 142 mila euro” commenta Alessandra Siviero della Fondazione per l’Architettura.
Grazie a questa iniziativa c’è stata una trasformazione fisica di luoghi talvolta anche simbolici della realtà torinese ma è stato possibile anche un’architettura di relazioni: tra i progettisti che avevano anche il ruolo di mediatori del tavolo di committenza e i cittadini e la comunità usufruitrice che ha stimolato e collaborato attivamente ai progetti realizzando quello che può essere definito davvero un “progetto partecipato giunto dal basso”.
“La qualità della comunità proponente è stato un fattore decisivo per la scelta dei diversi progetti. C’è stata molta attenzione alla complessità e all’eterogeneità della comunità del tavolo di committenza. Questo è servito per creare comunità forti, capaci di sostenere quello che era lo spirito del gioco realizzando anche un’ottima campagna di crowdfunding. Ed è proprio così che l’architettura passa dagli spazi alle relazioni. L’architetto acquisisce questo nuovo ruolo di mediazione, un ruolo che permette di tracciare dei collegamenti, dei dialoghi, delle relazioni” dichiarao i curatori.

Bottom Up diventa un documentario alla Biennale di Venezia
Il progetto è diventato anche un documentario dal titolo “Bottom Up! Quando la città si trasforma dal basso”: un corto di 12 minuti che illustra dalla viva voce dei protagonisti come è nato questo progetto innovativo di architettura urbana dal basso, cosa è riuscito a creare e in che cosa si è tramutato. Il documentario è attualmente in proiezione all’interno del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, la Mostra Internazionale di Architettura che si sta svolgendo nella città lagunare da maggio 2021.
“Bottom Up è stato un grande gioco urbano a campo aperto. Un gioco dove le regole si facevano mano mano in base a quelli che erano gli stakeholders, i committenti, a seconda anche delle comunità intervenute, un gioco dalle regole in divenire” concludono Maurizio Cilli e Stefano Mirti.
Questa iniziativa innovatrice è stata infatti capace di attivare processi di trasformazione grazie ad un lavoro corale svolto anche in collaborazione con enti ed istituzioni.
“Il festival di Bottom Up è stato un progetto riuscito e speriamo venga replicato in altri contesti geografici. L’ente organizzatore del festival deve essere il nodo di una rete di relazioni forti sul territorio” ha dichiarato Eleonora Gerbotto, attuale direttore della Fondazione per l’Architettura.
Al momento non c’è ancora una data precisa su una nuova edizione ma il progetto “Bottom Up” è diventato un marchio registrato ed un format di modello di rigenerazione urbana replicabile.
Il documentario “Bottom Up! Quando la città si trasforma dal basso” è pubblicato anche all’interno del sito ufficiale dell’evento.