Claudio Lo Russo alla chitarra e voce, Andrea Abbrancati al basso e cori, e Stefano Prezzi alla batteria, compongono la band degli Atlante, un power trio di Torino che si esibirà il 4 dicembre in occasione del Torino Music Forum.
Fra i loro modelli di riferimento, oltre ai Biffy Clyro, ci sono i Verdena e Niccolò Fabi con i quali la band un giorno sogna di poter collaborare.
Il 26 novembre è uscito il loro secondo album: Paure/Verità, in cui il connubio tra rock ed elettronica si unisce per raccontare due tematiche: l’amore e il tempo che si intrecciano continuamente, tanto che risulta difficile, se non impossibile, separarli.
Gli Atlante si raccontano
Chi sono gli Atlante e come vi siete conosciuti?
“Gli Atlante sono tre musicisti che si sono conosciuti suonando nei locali di Torino durante il periodo delle superiori e hanno deciso di unirsi in età più matura, quando hanno scoperto e iniziato ad apprezzare la musica underground cantata in italiano”.
Il nome Atlante fa riferimento al personaggio della mitologia greca: anche voi come lui dovete sostenere un grande peso sulle spalle?
“Come dici tu Atlante fa proprio riferimento al personaggio mitologico, ma nel nostro caso a raffigurarlo non siamo noi ma il taccuino su cui Claudio (voce e chitarra) scrive i testi dei brani. Questo oggetto infatti regge il nostro mondo interiore sulle sue “spalle“”.
Quali sono i vostri modelli musicali di riferimento?
“Verdena, Niccolò Fabi, Bon Iver, Pinegrove”.
C’è una connessione con i Nirvana e i Biffy Clyro?
“I power trio di stampo anglo-americano sono stati i nostri primi riferimenti a livello musicale e gli dobbiamo tanto. I Biffy Clyro sono sicuramente una band che in termini di composizione e attitudine ci hanno insegnato come approcciarci, soprattutto i loro primi album. I Nirvana di meno, ma siamo tutti passati attraverso il periodo Kurt Kobain”.
A novembre 2019 è uscito il singolo Lamiera, con il quale avete deciso di unire alla vostra matrice rock elementi appartenenti al mondo della musica elettronica. Come mai questo cambiamento?
“È stato un cambiamento naturale, dato dalla crescita di ognuno di noi. La vita procede per fasi e semplicemente ci stava stretta la forma canzone per come l’avevamo intesa fino a quel momento. Avevamo bisogno di sperimentare un po’ e trovare una strada più stimolante, e infine l’abbiamo trovata!”.
Credete più nel talento innato o nel duro lavoro?
“Sicuramente nel duro lavoro! Il talento aiuta, ma se non è coltivato e incanalato correttamente non porta da nessuna parte”.

I Maneskin sono un vostro punto di riferimento? Il loro successo a livello mondiale può aiutare tutto il movimento del rock italiano a emergere?
“Assolutamente no, sono anacronistici sotto molti punti di vista, per nulla stimolanti per chi vuole trovare strade alternative utilizzando la chitarra e il distorsore come mezzo. Se apriranno le porte del rock al pubblico più giovane, non sappiamo ancora dirlo, probabilmente sì, ma in una maniera estetica e superficiale che dovrà essere approfondita. Il cantante ha sicuramente molto talento, su questo non si discute”.
Se foste costretti a identificarvi in un solo verso delle vostre canzoni, quale scegliereste?
“Sarebbe bello vivere il presente, tratto dal brano ‘Sarebbe bello‘”.
Con chi vorreste collaborare un giorno?
“Se potessimo sognare ad occhi aperti ti diremmo sicuramente Niccolò Fabi e Alberto Ferrari dei Verdena”.
Com’è stato tornare a suonare dopo il periodo di stop causato dalla pandemia?
“Una liberazione sotto tutti i punti di vista. Vedere le persone in piedi che saltavano, cantavano a squarciagola, ballavano e pogavano, è stato impagabile”.
Parlateci del vostro secondo album uscito il 26 novembre: Paure/Verità.
“Paure/Verità è un album che nasce dall’intento di unire due mondi sonori spesso distanti tra loro: il Rock inteso in senso lato per la presenza di strumenti a tratti molto distorti e l’Elettronica caratterizzata da una cura al dettaglio del suono più pulita, ordinata e composta.
L’obiettivo è stato sin da subito trovare il connubio adatto per far coesistere synth, samples e vocoder mantenendo il più naturale possibile strumenti acustici come la batteria, il basso e la chitarra.
Le tematiche principali del disco sono l’Amore e il Tempo: due elementi che nella vita si intersecano costantemente, tanto che scinderli è impossibile. L’intensità di un amore è strettamente correlata al tempo dedicato per coltivarlo e la ripresa da un dolore avviene solo dopo un periodo di immersione necessario per metabolizzarlo.
È il Tempo che determina l’alternanza sinusoidale di momenti pieni di gioia con periodi più bui, fatti di incertezze e paure, spesso caratterizzati da una simile intensità, ma diametralmente opposti. Ecco da cosa deriva il nome dell’album: le nostre Paure che in fondo sono le Verità più nascoste, sono lì, pronte a travolgerci. Le stesse che se affrontate e vissute con intensità diventano punti di forza”.
Al Torino Music Forum farete un medley di tutti vostri brani?
“No, suoneremo sei o sette brani interi perché pensiamo che ciascuno di questi abbia bisogno della dignità di essere ascoltato dall’inizio alla fine, soprattutto quelli che hanno appena visto la luce!”.