Antoine de Lohny in vita ha viaggiato molto, spostandosi di città in città per mettere a disposizione la sua arte. Di origini francesi, ha lavorato in Borgogna, a Barcellona a Tolosa e infine a Torino; qui ha realizzato una delle sue opere più famose, la “Trinità”. Oggi ritorna nel capoluogo piemontese con una mostra che raccoglie tanti suoi lavori sparsi per l’Europa.
L’esibizione si trova al Museo Civico d’Arte Antica, ovvero il Palazzo Madama di piazza Castello, e sarà visibile fino al 9 gennaio. La mostra, non grandissima né tantomeno impegnativa, è la seconda sezione di un discorso sull’artista iniziato al Museo Diocesano di Susa. Inizato nei mesi precedenti, si è concluso il 10 ottobre scorso.
Antoine de Lohny, un artista importante del Piemonte
Proposito della mostra è offrire una visione completa del lavoro di Antoine de Lohny, e mettere in risalto la sua attività itenerante. Si vuole mostrare come il viaggiare nei vari Paesi d’Europa abbia influenzato la sua arte, insegnandogli tecniche e divulgando stili.
Fondamentale per De Lohny è l’arte fiamminga, attraverso la quale impara un linguaggio ricco di dettagli e decorazioni raffinate; lo stile sarà particolarmente apprezzato qui in Piemonte, presso la corte sabauda. L’artista visse a lungo ad Avigliana, in val di Susa, e realizzò molte opere per Amedeo IX di Savoia e sua moglie, la duchessa Iolanda di Valois.

Con questo suo soggiorno, De Lohny detta quasi il gusto artistico in questo preciso contesto storico e geografico; come scrive lo storico dell’arte Giovanni Romano, “l’itinerario piemontese di Antoine de Lonhy, lungo e ricco di opere, è destinato a lasciare una traccia più apparente che sostanziale; soprattutto inciderà nelle tipologie di polittici, nell’ornato dei fondi oro e nelle damascature dei tessuti”.
Le opere in mostra
Il percorso dell’esibizione inizia con la già citata Trinità, uno dei capolavori di De Lohny nonché pezzo forte del Museo stesso, in quanto lì conservato. Lo stile di quest’opera si presenta come una delle vette qualitative della produzione dell’epoca; l’espressività dei volti è forte, e comunica un’emozione viva, umana. L’opera merita decisamente l’attributo di capolavoro.
Da questo primo impatto iniziale si passa a scoprire la qualità artistica di De Lohny nelle sue miniature, raffinatissime ed eleganti. Uno stile fatto di decorazioni dettagliate che tocca il punto massimo con il “foglio con la resurrezione di Cristo”. L’opera, che potete vedere in foto, è un trionfo di ornamenti minimi ai limiti dell’impossibile, e vi stupirà sapere che misura appena 10 cm sul lato lungo. In poche parole, quello che state guardando è un lavoro grande suppergiù quanto il palmo di una mano.

Già solo questo foglio meriterebbe la visita, ma l’altra opera che testimonia la qualità della mostra è il grande rosone realizzato per la chiesa Santa Maria del Mar a Barcellona. Con un diametro di 8,5 metri, il rosone è imponente e spettacolare, mostrando la stessa tecnica pittorica raffinata che caratterizza il pittore.
In ultimo, lo stile fiammingo che successivamente influenzerà molto l’arte piemontese del tempo, esplode in maniera potente con i grandi quadri realizzati durante il suo soggiorno torinese. Le tavole (perché si tratta di pittura su legno) riportano i tipici segni dell’arte fiamminga, fatta di dettagli minimi e ampi panneggi a pieghe spezzate. I fondali d’oro contribuiscono a illuminare le opere in maniera straordinaria, dando ai dipinti una luminostà forte e incisiva.
Visitare la mostra non significa solo godersi opere eccezionali, ma anche andare alla scoperta di un pezzo di storia (artistica) piemontese. Che del resto è uno degli scopi di un museo civico, ovvero un museo cittadino che raccontà la città, per cui senza dubbio Palazzo Madama svolge molto bene tale ruolo.