Timorasso è il nome di un vitigno piemontese che non tutti conoscono, nonostante i vini della regione siano ben diffusi e apprezzati. Il motivo di questa parziale conoscenza è molto semplice: il Timorasso, infatti, per un po’ di tempo è scomparso dalla produzione e solo recentemente è stato riportato in vita.
La storia che c’è dietro questo vino a bacca bianca è molto interessante e merita di essere conosciuta perché racconta del recupero di un eccellente prodotto locale, salvato dalla completa distruzione.
Origini e storia del Timorasso
La zona da cui proviene il Timorasso è marginale rispetto alle rinomate Langhe, Roero e Monferrato. Si tratta di un vitigno proveniente dalla provincia di Alessandria, noto già già nel XIV secolo. La prima menzione la troviamo nel “Trattato di agronomia” di Pietro de’ Crescenzi, scrittore e agronomo italiano del Duecento, nonché coetaneo di Dante.
Una seconda citazione del vino la troviamo successivamente nel “Bollettino Ampelografico” (1855) di Giuseppe di Rovasenda. Personalità importante del Piemonte, fu uno dei maggiori studiosi dei prodotti regionali, e grazie ai suoi studi il numero dei vitigni conosciuti nel 1877 passò da 3350 a 3666.
Il Timorasso trovò la sua zona di coltivazione nella provincia sud orientale di Alessandria, per la precisione sui Colli Tortonesi, nelle vallate Curone, Grue, Ossona e in Val Borbera. La sua produzione andò diminuendo nel corso dei secoli, fin quando la fillossera, un insetto che attacca le viti, non l’ha portato quasi all’estinzione intorno alla seconda guerra mondiale.
Dopo qualche decennio di assenza, negli anni ’80 i vignaioli tortonesi tentarono di ripristinarne la produzione. A effettuare il recupero fu Walter Massa, storico viticoltore della zona e oggi considerato un maestro per molti. Grazie a lui oggi è possibile gustare questo vino dalle caratteristiche particolari.

Caratteristiche del Timorasso
Le uve del Timorasso sono tendenzialmente neutre, ma danno vita a un vino che risulta invece molto strutturato. Basti pensare che la sua gradazione alcolica è sul 13,5%, mentre invece la media del vino bianco in generale è intorno al 12%.
Al palato si sente asciutto e corposo, di colore giallo paglierino e dai toni mandorlati e sapidi. Al contrario di tanti vini bianchi, sopporta molto bene l’invecchiamento e infatti i sommelier consigliano bottiglie che abbiano almeno 5/6 anni per poter gustare il prodotto al suo meglio.
Attualmente il Timorasso non è molto diffuso, anche perché i produttori riconosciuti del vino sono una trentina, e la superficie coltivata è di circa 60 ettari. Una tale estensione garantisce circa 400.000 bottiglie all’anno, il che significa che si trova più facilmente nelle enoteche piuttosto che nella grande distribuzione.
Tra i produttori vinicoli si trova innanzitutto lo stesso Walter Massa con il suo Derthona, affiancato da Sterpi, Costa del Vento, Montecitorio e La Colombera. Come abbiamo già detto altrove, il vino rappresenta un aspetto fondamentale del Piemonte, e riportare in vita un vigneto significa riportare in vita un pezzo di storia locale.