Dal Rapporto Rota emerge un dato allarmante che riguarda la città di Torino: il capoluogo piemontese ha risentito degli effetti della pandemia sul piano dell’occupazione, una situazione che ha generato un diffuso clima di incertezza. Questa, in estrema sintesi, la situazione emersa dal report riguardante il capoluogo piemontese, intitolato “Un anno sospeso”.
Il Rapporto Rota è un progetto a cura del Centro Einaudi dedicato allo sviluppo e al futuro delle città. Sebbene l’incidenza dei vaccini abbia reso la metropoli più sicura dal punto di vista sanitario, persistono ancora forti dubbi sulle effettive capacità di ripresa economica.
Il Rapporto Rota nel dettaglio: occupazione e rifiuti
Sfogliando il report c’è un dato appare davvero evidente e triste: la perdita del lavoro. Torino, infatti, ha dovuto subire più di tante altre metropoli questo fenomeno. Nello scorso anno la città è risultata la seconda peggiore in Italia, superata soltanto da Catania. Come se non bastasse è risultata seconda anche per il calo del reddito medio dei propri abitanti.
Tra i dati incoraggianti si registra un’inversione di tendenza che riguarda il settore del turismo. Nel 2020, a causa dei lockdown stabiliti dal governo per arginare l’ondata epidemica, il turismo era crollato del 60%. Mentre nel 2021 pare che sia stato registrato quasi sempre il pienone, soprattutto nel mese di agosto.
Il Rapporto Giorgio Rota si sofferma anche sull’aspetto dell’organizzazione dei rifiuti urbani. Se un decennio fa Torino risultava al gradino più alto del podio per raccolta differenziata, smaltimento e riciclaggio, col passare degli anni il sistema di “economia circolare” ha perso il suo smalto rispetto ad altre metropoli italiane. In particolare sul riciclaggio di materie prime, il report afferma che “nell’area torinese la situazione rimane piuttosto nebulosa, non essendo disponibili cifre ufficiali precise circa le percentuali di effettivo riciclaggio dei diversi materiali“.

Pnrr e sanità
Altro aspetto fondamentale del Rapporto Rota riguarda il Pnrr, ossia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Questo è nato a favore del rilancio economico nazionale puntando su tecnologia digitale e sviluppo verde. Nel report è contenuto che “emerge una certa difficoltà nel selezionare le grandi priorità, tenendo invece a sollecitare prima, e poi comporre ampi cataloghi di progetti, anche per non assumersi l’onere politicamente costoso di fare selezione“. Questa strategia locale di voler ridurre in minimi termini (micro finanziamenti per altrettanti piccoli progetti) la portata generale del Pnrr appare contrapporsi senza dubbi alla strategia dell’esecutivo ed allo spirito comunitario europeo. I singoli enti territoriali non appaiono così incentivati a confrontarsi tra di loro.
Bisogna, infine, ricordare le ricadute sanitarie sulla metropoli. Tornando sul discorso vaccinale, si sottolinea che il Piemonte è all’ottavo posto per numero di inoculazioni e per la predisposizione di test. La Regione scende al decimo posto come posti letto dedicati alle terapie intensive. Le imprese, in generale, hanno potuto beneficiare dei ristori pubblici tuttavia, nonostante la ripresa di questi ultimi mesi, finché non si capirà in quale direzione vada in effetti la pandemia, queste imprese rimarranno in “una condizione di sospensione“.