La protagonista di questa storia ha 33 anni e fa un mestiere antico, inconsueto, in via d’estinzione. Lei è Greta Canalis e ha scelto con coraggio, caparbietà e tanto talento di essere la dottoressa delle bambole.
Il suo laboratorio di restauro e riparazione bambole si trova nel centro di Torino, in via Barbaroux numero 7. Chi passa da questa strada acciottolata del centro torinese non può che rimanere incuriosito dalla sua vetrina e dalla sua targhetta che promette di restaurare “bambole, orsi e tutti i sogni d’infanzia infranti”.
Abbiamo incontrato Greta, la quale ci ha aperto le porte del suo laboratorio e permesso di entrare nel suo mondo fatto di bambole antiche, suture preziose e rinascita creativa.
Come è iniziata l’avventura di Dottoressa delle Bambole?
Da bambina mi piaceva aggiustare le cose nel laboratorio di mio papà che faceva il falegname. Siamo infatti una famiglia di restauratori: mia sorella è restauratrice e anche io ho iniziato il percorso formativo per diventarlo. Ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Torino ma finiti gli studi non volevo continuare a fare restauro né “chiudermi” in un ufficio per fare grafica.
Sono capitata per caso in un negozio di giochi (n.d.r. il negozio storico di giocattoli di Torino “Balocco Arte” sito in via Barbaroux al numero 10) e lì ho conosciuto il dottore delle bambole, Daniele Santi.
Daniele all’epoca voleva lasciare il suo lavoro perché era diventato anziano. Gli ho proposto di insegnarmi il suo mestiere e così ho potuto iniziare questo lavoro da bottega. L’ho fatto per circa 10 anni, mi ha formato e mi ha permesso di svolgere quello che faccio ancora oggi.
Quando poi Daniele è mancato, circa 3 anni fa, ho deciso di aprire un mio laboratorio personale (n.d.r. la bottega di Greta si trova in via Barbaroux al numero 7 a pochi passi dal negozio di “Balocco Arte”).
Orsi bambole e altri sogni di infanzia infranti alla bottega di Greta Orsi bambole e altri sogni di infanzia infranti alla bottega di Greta Orsi bambole e altri sogni di infanzia infranti alla bottega di Greta
Curi orsi e bambole. Ma quali altri “sogni d’infanzia infranti” ti portano più spesso?
Le bambole sicuramente sono gli oggetti che mi capita di aggiustare più sovente ma anche gli orsi, anche se meno spesso di una volta. Solitamente chi mi porta orsetti da riparare li rivuole poi subito perché è un oggetto che riveste solitamente molta importanza per le persone, addirittura più delle bambole.
Ho aggiustato anche carillon, cavalli a dondolo, angeli. Tutti giochi di una certa epoca e con un valore affettivo enorme. Le bambole moderne realizzate in plastica invece preferisco non prenderle più perché i materiali sono difficili da gestire e da ricomporre una volta rotti.
A che tipi di danni solitamente poni rimedio e come operi?
Restauro e riparo ogni tipo di danno su bambole di ogni tipo di materiale: dal più raffinato come la porcellana biscuit, alla cera, alla composizione che è cartone misto gesso, fino ad arrivare al legno, al bachelite che è una plastica degli anni 50 e alla più comune celluloide.
Prima di “operare” posiziono la bambola di fronte a me e la studio anche per molti giorni di fila finché non trovo la giusta soluzione. Perché in questo mestiere si ha una sola possibilità e se la sbagli il tempo per aggiustare un oggetto si triplica.
Quanto tempo ci metti per far ritrovare nuova vita alle bambole che ti portano?
Ci metto tanto! Anche se il danno non è troppo complicato mi occorre sempre molto tempo perché ogni bambola è diversa, ha le sue necessità e la sua storia e devo capire dove intervenire. Per una bambola ho impiegato anche sei mesi di tempo!
Anche se a volte i giorni effettivi di lavoro sono molti meno devo aspettare che la soluzione che ho trovato asciughi correttamente e poi devo verificarne la resistenza e la solidità prima di riconsegnare l’oggetto al cliente.

Sei l’unica a Torino a svolgere questo insolito lavoro?
Sì, sono al momento l’unica dottoressa delle bambole a Torino. Ma la cerchia dei miei colleghi non è molto ampia: in Italia infatti c’è lo storico ospedale delle bambole di Napoli e quello di Roma e un dottore delle bambole a Milano. Sono quindi pochissime le persone che hanno deciso di portare avanti questa antica tradizione e questo mestiere che quasi appartiene ad un’altra epoca.
Quando dici che fai la dottoressa delle bambole qual è la reazione delle persone?
Ora mi diverte molto spiegare cosa faccio alle persone che ancora non lo sanno. All’inizio però è stato difficile e mi vergognavo anche io stessa di raccontarlo agli altri. Anche i miei genitori all’inizio non erano contenti perché era un mestiere poco sicuro ma pian piano mi sono costruita qualcosa. E ora posso dirlo, si può fare ed essere una dottoressa delle bambole.
La pandemia ha influito (negativamente principalmente) su molte attività. Il tuo è un settore particolare: le restrizioni e le chiusure che impatto hanno avuto?
Il negozio è stato chiuso nei periodi imposti dal Governo e questo mi ha permesso di lavorare maggiormente con i social. Ammetto che sono sempre stata restia a pubblicare aggiornamenti sulla mia bottega ma effettivamente questo mi ha fatto conoscere anche fuori da Torino.
Ed è proprio durante la pandemia che le persone hanno avuto tempo e modo di mettere a posto le soffitte permettendomi di lavorare molto bene con le spedizioni da tutta Italia.
Oltre che aggiustarle, tu collezioni anche bambole?
Sì, le colleziono, ma non sono una collezionista onnivora. Conoscono le bambole, ho imparato ad apprezzarle e alcuni esemplari mi piacciono più che altri. Sono gli esemplari che colleziono sia nella mia bottega che a casa mia, anche perché molto spesso mi aiutano a ispirarmi.
Ma non sono le uniche cose che colleziono. Principalmente sono una collezionista di antichità. Ho fatto mio il concetto della WunderKammer secondo il quale si collezionano tante cose prese in giro per il mondo per poi posizionarle in questa “camera delle meraviglie” capace di regalare poi una serie di emozioni.

Pratichi l’arte giapponese del Kintsukuroi o del Kintsugi?
Sì, l’arte del Kintsugi è entrata nella mia bottega e l’ho praticata principalmente sulle mie bambole. Anziché aggiustarle e renderle perfette, per alcune di loro ho scelto un’altra strada.
Il Kintsugi è una pratica capace di evidenziare ed impreziosire le fratture di un oggetto rotto. Rompendosi, un oggetto può quindi diventare ancora più pregiato grazie a quest’arte che vuole appunto sottolineare come grazie alle cicatrici, al danno e alle ferite c’è una trasformazione in qualcosa di unico.
Che progetti hai per il futuro?
La mia bottega è il mio più grande progetto in assoluto. All’inizio volevo creare anche la mia linea di bambole però un giorno incontrai una restauratrice a Venezia che mi consigliò di proseguire solo con una di queste due strade e per il momento ho scelto quella del restauro. Però è un progetto che è lì, magari un giorno…nel futuro.