Si dice basito e incredulo Tommaso Varaldo, Presidente AIEF, Associazione infanzia e famiglia, alla notizia della maxi truffa sui falsi abbandoni di minori scoperta a Torino, notizia diramata dall’Ansa.
Un fatto di una gravità inaudita per più fattori ma il principale è che a rimetterci siano sempre i minori taluni giunti in Italia dall’Albania contro la loro volontà ed inseriti poi, obbligati a presentarsi come minori non accompagnati, nelle comunità di Torino nei programmi di assistenza, che hanno, per giunta, costi considerevoli per ognuno, circa 3.000 euro al mese.
Torino, Maxi truffa falsi abbandoni: 60 le persone indagate
Sono 60 le persone denunciate per reati di truffa aggravata in concorso ai danni della Pubblica Amministrazione, di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri dello Stato, di falsa attestazione o dichiarazione a Pubblico ufficiale sulle identità o su qualità personali proprie o di altri.
L’inchiesta partita dal 2019 ha finalmente portato alla luce lo schema utilizzato dai truffatori: i minori arrivavano via nave, aereo, autobus accompagnati da un genitore o un parente. A Torino erano poi ospitati da amici o parenti che li accompagnavano poi nei pressi di un Ufficio di Polizia lasciandoli da soli, questi schedati come ‘minori non accompagnati’ entravano nel programma di assistenza per i minori.
Gravissima la pratica messa in piedi dai truffatori che costringevano i minori, generalmente tra i 14 e i 17 anni, a dichiarare il falso ossia che erano stati abbandonati e che in Italia purtroppo non avevano nessuno che potesse accudire loro, al fine di poter essere presi in carico dai servizi di assistenza del Comune di Torino fino alla maggiore età.
Varaldo, Presidente AIEF: modo subdolo messo in campo dai truffatori
La truffa è stata scoperta dalla polizia municipale di Torino in collaborazione con la polizia ferroviaria che visionando le immagini delle telecamere di sicurezza della stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova, hanno potuto vedere che i minori non erano affatto soli in origine, ma accompagnati da adulti che indicavano addirittura loro la strada per raggiungere il più vicino Ufficio di polizia.
Un modo subdolo questo messo in campo dai truffatori, sottolinea Varaldo, che sfruttando l’innocenza dei minori li ha costretti prima a mentire e poi a finire in comunità sebbene fuori, nella stessa Torino, avessero parenti o i genitori stessi che avrebbero potuto badare loro.