Questa mattina sono oltre 200 i tassisti scesi in piazza a Torino per manifestare il proprio dissenso nei confronti del Governo e che con i loro taxi hanno invaso pacificamente Piazza Vittorio Veneto colorandola di un bianco acceso. Acceso come gli animi dei lavoratori appartenenti a questa categoria che non si sentono abbastanza tutelati dalle istituzioni, se non addirittura del tutto abbandonati.
Lo sciopero a sorpresa ha causato alcuni disagi nel capoluogo piemontese: sono stati garantiti i servizi essenziali ma quest’oggi di taxi in città se ne sono visti col contagocce, aeroporto e stazioni comprese.
Motivo del contendere l’articolo 10 del DDL Concorrenza
Nello specifico il motivo principale della protesta è racchiuso nell’articolo 10 del Ddl Concorrenza, ovvero quello che prevede una delega al Governo per “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti“. In pratica i tassisti si troverebbero di colpo a essere in concorrenza con multinazionali che forniscono servizi di trasporto privato con conducente del calibro di Uber o del meno conosciuto Lyft.
Promozione della concorrenza, che in un altro punto dello stesso Ddl, il governo vorrebbe estendere anche in sede di conferimento delle licenze al fine di “stimolare standard qualitativi più elevati“. Licenze che come è noto sono state “profumatamente pagate” dai tassisti e che da un giorno all’altro rischierebbero di non valere più nulla.
Sulla questione è intervenuto il presidente di Taxi Torino, Alberto Ajmone Cat, che lancia un grido d’allarme: “(I tassisti) hanno investito denaro in questo lavoro. E adesso gli vogliamo portare via il lavoro e il denaro? Tutto questo è allucinante!“. Ai giornalisti presenti in piazza ha spiegato: “Chiediamo lo stralcio dell’articolo 10 perché le tariffe dei taxi sono amministrate dal Comune e non siamo disposti a fare nessuna mediazione. Il Governo dovrebbe chiedere a tutti i Comuni d’Italia per quale motivo le tariffe sono determinate dalle amministrazioni locali. È un articolo che col nostro mondo non centra nulla“.

Impossibile equiparare i prezzi dei taxi in tutta Italia
Per tassisti e sigle sindacali l’adeguamento dell’offerta in tutta Italia è un’ipotesi utopica in quanto le amministrazioni locali determinano le tariffe valutando tanti fattori, tra cui la morfologia del territorio che è differente da Comune a Comune. Il timore della categoria è che ci sia il forte interesse, da parte di qualcuno ai piani alti, a far diventare i noleggiatori dei tassisti: “Questo noi non lo sappiamo, ma in pratica l’hanno già fatto nel 2019 con la legge 12. C’è stato un primo step per consentire ai noleggiatori di diventare tassisti. Noi vogliamo che le tariffe continuino ad essere gestite dai Comuni“.
Il presidente Cat ha poi ricordato che fino ad oggi una legge in vigore dal 1992 stabilisce le regole e i tassisti vogliono che si continui ad applicarla: “Se vogliono modificarla devono fare un disegno di legge. Poi dobbiamo sederci intorno a un tavolo e valutare la situazione“. Poi lancia una provocazione: “Perché i taxi vengono colpiti col Ddl Concorrenza e gli autobus no? Non è trasporto pubblico anche quello?“
I servizi essenziali garantiti
Oltre alla questione del trasporto pubblico i tassisti ricordano anche quella legata ai “servizi essenziali garantiti” come il trasporto delle guardie mediche, trasporto di persone con disabilità, trasporto di persone in carrozzina e dotazione di furgone con pedana, personale addetto alla guida dei convogli ferroviari, trasporto di plasma, buoni viaggio per anziani e tanto altro. Servizi che invece non sarebbero garantiti dagli autisti di Uber e delle altre piattaforme simili. Ma pare che su questo punto il Governo abbia fatto “orecchie da mercante” e non abbia pensato alle possibili ripercussioni che una decisione del genere potrebbe far scaturire.