La nostra redazione si è imbattuta in una storia singolare, quella di Raffaelina Lambardi, una mamma 25enne di Livorno alla quale il Tribunale di Firenze ha sottratto i figli per incapacità di cura. La mamma non si è mai data per vinta e sebbene non veda i suoi bimbi da oltre due anni li ha sempre cercati, fino a quando disperata ci contatta perché crede, ma purtroppo la sua è solo un’illusione, di averli finalmente trovati a Torino e ci chiede di aiutarla nella sua battaglia. Tutto l’equivoco nasce da un post che il cantante di Amici Deddy mette sul suo profilo, nello specifico un video in cui cantano due bimbi che a suo avviso sono proprio i suoi.
La realtà però è ben diversa, la vicenda nei giorni assume un contorno più nitido, la mamma della bimba che Raffaelina crede sia la sua e che riusciamo a contattare, si presta ad un confronto proprio perché esausta di tutta questa assurda situazione che perdura ormai da mesi. Ci raggiunge in redazione e ci fornisce direttamente il certificato di nascita e prove inconfutabili, foto dai primi giorni di vita, che la bambina in questione sia in realtà la sua primogenita.
Roberta, nome di fantasia che abbiamo attribuito alla mamma di Torino, è giusto dirlo non si è mai negata ad un confronto con Raffaelina, sebbene lei continui a dire che quella bambina sia la sua e pretenda la prova del Dna che dimostri il contrario. Due storie pazzesche di affetti famigliari che si intrecciano, due mamme preoccupate, in modo diverso, per l’incolumità della propria figlia, che si sono viste protagoniste di una vicenda complessa ed articolata che vi raccontiamo, per svelarvi gli aneddoti che hanno fatto prendere un abbaglio a Raffaelina ed hanno provocato stress a Roberta e alla sua bimba Marianna, altro nome di fantasia, che si sono trovate involontariamente protagoniste di una storia non loro, solo per una somiglianza nei tratti somatici della bambina.
Quanto può il desiderio di una mamma di rivedere i propri figli annebbiare mente e vista al punto tale di continuare a negare l’evidenza? Eccovi la storia pazzesca di cui la nostra redazione si fa portavoce per porre alla stessa, speriamo, la parola ‘fine’, perché anche Marianna merita rispetto ed un’infanzia felice.
Due storie intrecciate, Raffaelina si racconta
Dove può arrivare una madre ferita alla quale sono stati tolti i figli dai servizi sociali? È la prima domanda che ci siamo posti ascoltando la storia pazzesca di Raffaelina Lambardi che si è rivolta alla nostra redazione per ritrovarli. La 25enne di Livorno è stata giudicata dal Tribunale di Firenze totalmente inidonea alla cura degli stessi reputando attendibile la prognosi negativa sulla possibilità di recupero della competenza genitoriale da parte della donna e di suo marito, che in passato è stato in carcere per reati legati allo spaccio di droga.
La sentenza di Cassazione dello scorso 14 giugno ha confermato, purtroppo per Raffaelina, l’inidoneità genitoriale, oltre all’impossibilità da parte dei nonni materni di poter provvedere adeguatamente ai bisogni dei nipoti, in quanto la Corte ha evidenziato in origine un rapporto “faticoso” anche tra la Lombardi e i suoi genitori, una situazione famigliare all’evidenza dunque disastrosa in cui non era possibile far vivere i suoi due figli.

Il trasferimento in una casa famiglia e la drammatica separazione
Partiamo dalle origini di questa vicenda: circa quattro anni fa, poco prima di dare alla luce il secondo figlio, Raffaelina era stata collocata in una struttura protetta con la promessa di poter aderire ad un percorso di riabilitazione. La casa famiglia in questione era la Sonrisa di Stiava a Massarosa, in provincia di Lucca, salita poi agli onori della cronaca per la chiusura disposta dal sindaco del comune toscano il 21 dicembre 2020 per gravi mancanze ed inadempienze oltreché per ospitare un numero di persone superiore al limite consentito. La struttura era gestita dalla Serinper, che da poco ha cambiato denominazione in Levarte Scarl, sotto inchiesta per presunti casi di maltrattamenti su minori e corruzione.
Proprio durante il soggiorno in casa Sonrisa, dopo la prima sentenza del Tribunale di Firenze del 21 giugno 2019, vengono tolti i figli alla donna, trasferiti nella Casa dei Piccoli di Viareggio e posti in stato di adottabilità. Le sentenze di Appello e Cassazione hanno confermato la prima sentenza e di fatto non è stato più possibile per Raffaelina rivedere i suoi bambini. Sono passati oltre due anni dall’ultima volta in cui ha potuto abbracciare e baciare i piccoli.
Nonostante le sentenze la giovane madre non si è data pace e ha cercato di fare l’impossibile per poter ristabilire un contatto con i propri figli: ha presenziato attivamente a diverse manifestazioni e sit in per protestare contro affidi e adozioni facili, supportata dal gruppo “Io sto con i bambini strappati”. Ha mobilitato gli organi di informazione, giornali e televisioni, per far conoscere la propria storia e scuotere l’opinione pubblica.
L’illusione si fa strada a Torino: Raffaelina crede di aver ritrovato i suoi figli
A settembre questa storia ha una svolta, o così pare, ed il tutto avviene nella città di Torino perché Raffaelina riceve una segnalazione da parte di un amico che afferma di aver visto i suoi due bimbi in un video di Deddy, cantante torinese tra i protagonisti della scorsa edizione di Amici di Maria De Filippi. Il filmato in questione è apparso in una storia sulla pagina Instagram dell’artista mentre canta la hit “0 passi” insieme a una bambina e un bambino. La mamma livornese nota immediatamente una somiglianza notevole tra i suoi figli e i ragazzini presenti nel video: da quel momento, pur non potendo legalmente farlo, decide di indossare i panni dell’investigatrice e cerca di risalire agli account social di genitori, amici e conoscenti per capire dove si trovino oggi quei due bambini, che a suo avviso, nonostante le condizioni avverse della vita ed il tempo trascorso, ‘le appartengono’ in quanto ‘sangue del suo sangue’.
La 25enne riesce a contattare un amico della coppia della bimba attraverso Facebook e nel farlo gli racconta la sua vicenda e inizia a fargli una serie di domande sulla bambina che crede, con sempre maggior convinzione, essere sua figlia. L’uomo, che si scopre poi essere il vicino di casa della famiglia torinese, racconta la vicenda alla sua dirimpettaia. Roberta, nome di fantasia che useremo per indicare la mamma torinese, dopo aver appreso la storia, si dimostra immediatamente disponibile ad un confronto con la donna sicura di poterla rincuorare e rassicurare che si è trattato solamente di uno spiacevole equivoco giacché la piccola Marianna, nome di fantasia, è in realtà sua figlia.

Il primo dialogo tra le due mamme: la fine dell’ illusione per Raffaelina?
Il 19 settembre 2021, per pura casualità anche la piccola Marianna ascolta in vivavoce la conversazione tra le due donne, rimanendone chiaramente scioccata ed incuriosita. Roberta, dalla sua però si immedesima subito nei panni della donna dall’altro capo del telefono e cerca di spiegarle con delicatezza che Marianna è nata qualche anno prima rispetto a sua figlia, nonostante ci sia effettivamente un dato in comune, il mese, tra le due date di nascita. Immaginando il dolore che la donna sta provando le offre il suo massimo supporto per risolvere la vicenda.
Le fornisce dunque senza remore ulteriori specifiche spiega che l’ha partorita in un noto ospedale di Torino e durante il parto ha avuto anche qualche complicazione. Inoltre sua figlia ha frequentato per tre anni la scuola materna e da anni ormai frequenta le elementari, è in terza, una circostanza che evidenza ancor di più le incongruenze con la storia dell’altra piccola, che oggi ha sei anni e farebbe la prima. Questi dati sono confermati dalle maestre con cui la nostra redazione si è interfacciata e che dichiarano che Marianna sia sempre stata loro alunna. Dunque caso chiuso? Purtroppo per Roberta e Marianna è solo l’inizio di un incubo.
Nonostante l’apertura e la sensibilità dimostrata da Roberta i toni della conversazione si surriscaldano e vengono chieste prove inconfutabili, Raffaelina pretende una dimostrazione oggettiva che evidenzi che quella bambina non è sua figlia, ossia la prova del Dna, perché “i certificati di nascita si possono anche falsificare” sostiene con forza. (Dalla nostra riteniamo che l’osservazione per carità ci possa anche stare, se uno è in malafede, ma l’età? La bimba ha quasi due anni in più, quella non é falsificabile, é un dato oggettivo, altrimenti non potrebbe frequentare la terza elementare!) Raffaelina sostiene che le somiglianze siano troppo evidenti e le rassicurazioni non le bastano, si chiude la telefonata senza un chiarimento vero e proprio. (La disperazione ed il dolore hanno forse annebbiato la vista e la capacità cognitiva di Raffaelina?)
Il post su Facebook di Raffaelina e la denuncia ai carabinieri di Roberta
Nei giorni successivi Roberta si accorge che sul profilo Facebook di Raffaelina è stato inserito un post con le foto di Marianna e dell’altro bambino, in pratica gli screenshot del video di Deddy, associate alle immagini dei suoi figli nel quale si afferma categoricamente che questi sono senza ombra di dubbio i suoi bambini. Dopo la pubblicazione si scatena un putiferio: sono numerosi i commenti che incitano la donna ad andarsi a riprendere con le buone o con le cattive i bambini.
A questo punto Roberta, intimorita per l’incolumità della propria famiglia e temendo che qualcuno possa portarle via sua figlia, si vede costretta ad agire e decide di presentare denuncia ai carabinieri. In un primo momento i militari consigliano alla donna di evitare l’esposto in quanto non c’è ancora un’evidenza di reato ( diciamo che mettendoci nei panni di Roberta una risposta di questo tipo ci avrebbe scosso, non è che per segnalare qualcuno con chiari intenti si debba per forza aspettare che il fatto si compia per avere evidenza di reato, perché poi a quel punto sarebbe già troppo tardi) e soprattutto confidano che Raffaelina possa tornare sui propri passi.
Anche perché come afferma la mamma torinese mentre si racconta in redazione, cercando a mente fredda di trovare un senso alle parole dei militari, è anche vero “Una denuncia sulle spalle di una donna che sta già vivendo un dramma familiare non le sarebbe d’aiuto, anzi rischierebbe di complicarle ancora di più la vita ed in fondo essendo mamma anch’io non è questo che voglio, volevo solo proteggere me e la mia famiglia, Marianna in primis”.
Il problema è che la situazione non va migliorando, da qui l’appello di Roberta che a questo punto ci chiede di rendere pubblica la storia e di spiegare la realtà dei fatti, affinché, sapendo che Raffaelina si fida di noi, sia possibile farle ritrovare la ragione. Nessuno vuole che dimentichi i suoi figli, fa intendere Roberta affranta, ma non può nemmeno, per una somiglianza somatica, stravolgere la vita di una famiglia che nulla può delle sue vicende personali e che fino a qualche tempo fa aveva un’esistenza felice.
La mamma torinese: “Aiutatemi a mettere fine a questo incubo”, le prove inconfutabili
Infatti sebbene passino i giorni la 25enne livornese non demorde e continua a pensare che i suoi figli si trovino a Torino. Per questo come redazione abbiamo fatto il punto, notato le incongruenze tra le due vicende, e ascoltato oltre a Raffaelina anche Roberta che ci chiede di porre fine a questo incubo, raccontandoci le sue preoccupazioni:
“Non vivo più serena perchè ho paura che da un momento all’altro qualcuno venga sotto casa o a scuola e mi porti via Marianna con la forza per questo sono stata costretta a prendermi anche una pausa dal lavoro“.
Ci confessa che purtroppo i social network sono una miniera di dati sensibili a cui uno può attingere, effettivamente, ci dice provata, a questo nessuno ci pensa mai finché non capitano situazioni incresciose come queste che possono ledere la tua privacy.
Roberta mentre parliamo ci mostra un’infinità di foto della figlia, dai primi vagiti fino al ritorno a scuola del 13 settembre scorso, oltre al certificato di nascita autentico. “Sono addolorata per quanto accaduto a Raffaelina, ma in questo modo sta facendo vivere il dolore e la sofferenza anche a me e ai miei cari. Quello che sto vivendo è terrore psicologico“.

Roberta svela anche chi é l’altro bimbo nel video: Non sono i figli di Raffaelina
A supporto della propria tesi, se mai ancora ve ne fosse bisogno, Roberta ci spiega altresì chi ha girato il video di Deddy: il ‘videoreporter’ è stato in realtà un amico di famiglia che ha ripreso sua figlia Marianna e il figlio di una coppia di amici, che nulla a che fare con bimbo con cui Raffaelina vedeva una somiglianza.
Ironia della sorte la donna ci confessa che il cantante prima di fare il filmato aveva rivolto sorridendo una battuta ai genitori: “Non è che mi denunciate una volta che lo pubblico?“. Purtroppo il video ha avuto un’eco ben diversa ed ha provocato un ciclone che nessuno si sarebbe mai aspettato. Quel che paradossalmente ha creato questa situazione assurda è stata l’eccessiva premura di Roberta nel volersi rendere disponibile, comprendendo il dolore di Raffaelina, ad un confronto. L’altra famiglia, quella del bimbo, non ha accettato alcun confronto e la storia si è già ‘sgonfiata’ sul nascere.
Il nostro incontro con Roberta si conclude con un suo accorato appello nei confronti di Raffaelina:” Non ho mai giudicato la sua storia anche perché non la conosco nel dettaglio, da mamma, comprendo a pieno la sua battaglia disperata. Ma se si tratta di difendere la mia famiglia anche io sono disposta a lottare sino allo strenuo delle forze. La mia speranza più grande è che il vostro intervento possa sancire definitivamente la fine di questa assurda storia che ci ha stravolto la vita”.
Il nostro augurio a Raffaelina
Dalla nostra, dopo aver udito entrambe le mamme, auguriamo a Raffaelina di poter riabbracciare i suoi figli, se la legge glielo consentirà, ma a Roberta e Marianna di poter ritrovare la giusta serenità.
Ad onor del vero va sottolineato che Raffaelina ha eliminato le fotografie incriminate dal suo account di Facebook, forse per paura di una denuncia o forse perché sta prendendo coscienza della situazione, e dell’abbaglio preso, sebbene continua a dirsi pronta a tutto pur di riavere indietro i suoi figli, anche a ricorrere alla Corte di Strasburgo.
Ci auguriamo di aver fatto luce su questa storia e che per una volta la ragione possa avere il sopravvento sull’impulso e sul cuore, ringraziamo entrambe le mamme per la fiducia accordataci.