Una complessa operazione di contrasto alla pedopornografia online quella svolta dagli investigatori del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino che ha permesso di sgominare una rete di utenti italiani che utilizzava una nota piattaforma di messaggistica per scambiare materiale pedopornografico.
All’interno dell’operazione “Meet Up” sono stati indagati 26 soggetti con l’accusa di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico realizzato mediante sfruttamento di minori. Dopo le opportune perquisizioni emesse dal Gruppo Criminalità Organizzata e Reati Informatici dell’A.G. di Torino ed il ritrovamento di copioso materiale pedopornografico sono scattati 3 arresti in Piemonte, Campania e Puglia.
I tre arrestati sono un sacerdote della Diocesi di Benevento, un tecnico informatico di trentasette anni residente in Piemonte e il giovane creatore del canale a pagamento, quest’ultimo un ragazzo appena maggiorenne residente in Puglia era già indagato nei primi accertamenti dell’operazione.
La Polizia ha inoltre sequestrato migliaia di files. Il materiale illegale era altamente diversificato per categorie e conteneva anche contenuti raccapriccianti, ritraenti vere e proprie violenze sessuali a danno soprattutto di neonati.
L’attività, diretta dalla Procura di Torino e coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online, ha riguardato tutto il territorio nazionale, impegnando nelle operazioni di perquisizione 11 Compartimenti degli Uffici di Specialità della Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.
L’operazione investigativa “Meet Up” è partita a febbraio 2021 dalla Polizia Postale di Torino
Ci sono voluti molti mesi per arrivare al fondo di questa delicata e torbida operazione finalizzata a contrastare la diffusione di materiale pedopornografico in rete.
L’attività investigativa undercover condotta dalla Postale del Capoluogo piemontese è partita già nel mese di febbraio 2021. I poliziotti avevano attivato un servizio di monitoraggio su una piattaforma di messaggistica che vanta garanzie di ampio anonimato per gli utilizzatori. L’operazione si è poi concentrata su alcuni canali aperti, frequentati prevalentemente da utenti italiani.
Per effettuare tale attività è stato necessario un lungo lavoro preparatorio da parte della Polizia Postale: gli agenti hanno dovuto costruire un rapporto di fiducia con gli interlocutori che di volta in volta si mostravano interessati allo scambio di materiale assumendo, per essere ancora più credibili, le perfette vesti dei loro target ricercati.
Tutto questo ha permesso di ricavare gli elementi utili per proseguire le indagini. Dopodiché sono state verificate le tracce informatiche lasciate in rete dagli utenti e questo ha portato alla loro identificazione e alla conseguente perquisizione.
Oggetto di particolare interesse nell’operazione di indagine è stato un canale in rete chiuso, pubblicizzato dal promotore, in cui veniva divulgato materiale pedopornografico. Gli utenti potevano accedervi ed iscriversi solamente previo pagamento di una somma di denaro.