Dalle prime ore dell’alba di questa mattina la polizia sta eseguendo numerose perquisizioni e un’ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Torino nei confronti di alcuni soggetti indagati per reati gravi come associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione di armi, riciclaggio di denaro sporco.
L’operazione oltre a Torino, sta interessando anche le provincie di Milano, Varese, Alessandria, Napoli ed Asti. L’attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale al cui vertice, secondo l’ipotesi accusatoria, al cui vertice ci sarebbe il presunto boss dell’ndrangheta Vittorio Raso, arrestato il 22 giugno scorso a Barcellona, dopo lunga latitanza.
Arrestati 28 soggetti
Il provvedimento cautelare ha riguardato 28 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, di plurime cessioni di ingenti quantitativi di hashish, marijuana e cocaina, violazione della normativa in materia di armi, riciclaggio, reimpiego di denaro provento delittuoso, rapina e ricettazione. Alla compagine associativa è stata contestata pertanto anche l’aggravante del numero di persone superiori a dieci e della disponibilità di armi.
Le misure cautelari adottate dal G.I.P. sono consistite in 20 custodie in carcere, 6 arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari sono state eseguite numerose perquisizioni domiciliari, finalizzate anche all’esecuzione di provvedimenti cautelari di natura reale.
Complessivamente, l’operazione ha visto l’impiego di circa 200 agenti di polizia. Sono stati impiegati, oltre agli investigatori della Squadra Mobile e le altre aliquote della Questura di Torino, i rinforzi posti a disposizione dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Anticrimine Centrale, consistenti in operatori delle altre Squadre Mobili del distretto del Piemonte e della Valle d’Aosta, specialisti del Reparto Volo di Milano, Unità Cinofile del locale U.P.G.S.P., operatori del Gabinetto di Polizia Scientifica e numerosi equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine del Piemonte, della Lombardia, della Liguria e della Toscana.
Lo sviluppo delle indagini iniziate nel 2019
L’attività investigativa ha avuto inizio nell’ottobre del 2019 a seguito della dichiarazione di latitanza di Vittorio Raso, destinatario di diversi provvedimenti cautelari per reati di associazione per delinquere di tipo mafiosa e finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Dall’attività investigativa era emerso che il boss dimorava in Spagna, dove, nell’ipotesi investigativa, avrebbe svolto attività di brokeraggio nell’ambito della commercializzazione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, destinati al mercato al dettaglio di numerose regioni italiane.
Come noto, in data 10 ottobre 2020, Raso è stato arrestato a Barcellona, sulla scorta delle informazioni comunicate dalla Squadra Mobile di questa provincia. Dopo la sua liberazione da parte delle Autorità iberiche, l’attività per la ricerca del latitante proseguiva, da parte dell’Autorità Giudiziaria italiana e della polizia torinese, che acquisivano rilevanti elementi indiziari circa la verosimile rigenerazione dell’associazione criminale capeggiata dallo stesso Raso.

I corrieri della droga dalla Spagna all’Italia
Secondo le ipotesi dell’accusa, suddivisa in vari sottogruppi, che nel tempo avrebbero intensificato l’attività di importazione di ingentissimi quantitativi di sostanza stupefacente sull’asse Spagna – Italia. Il volume d’affari dell’attività illecita risulterebbe presuntivamente quantificabile in diversi milioni di euro e la circolazione dei proventi del traffico, sulla base delle indicazioni emerse dalle indagini, sarebbe stata realizzata attraverso il cosiddetto metodo “hawala“.
Nel corso dell’indagine sono stati raccolti significativi elementi indiziari che hanno indotto gli investigatori all’ipotesi dell’esistenza di forme di collaborazione tra Raso e soggetti collegabili alla criminalità organizzata pugliese e calabrese, ai quali il latitante avrebbe inviato, secondo l’ipotesi accusatoria, ingenti quantitativi di narcotici, con cadenza settimanale.
Il gruppo criminale sarebbe stato organizzato in maniera strutturale, grazie alla disponibilità di specifiche strutture immobiliari in cui depositare la sostanza stupefacente in giacenza, e di numerosi mezzi (autovetture e furgoni) dotati di doppi fondi con congegni di apertura mediante sofisticati meccanismi elettrici, utilizzati per la consegna della sostanza stupefacente. Le comunicazioni tra i sodali sarebbero avvenute esclusivamente attraverso telefoni “criptati”, acquistati all’estero e dotati di tecnologia tesa ad eludere le intercettazioni.
Il secondo arresto di Vittorio Raso e la condanna definitiva a 17 anni in Spagna
In seguito Vittorio Raso è stato nuovamente arrestato a Barcellona, in virtù di specifici mandati di arresto europei (M.A.E.), ed è stato costretto ad espiare anche una pena detentiva, ormai definitiva, di oltre 17 anni di reclusione, per la violazione della normativa in materia di stupefacenti. Attualmente sono in corso le procedure per l’estradizione dalla Spagna.
La polizia ha ricordato che nel recente passato erano già state tratte in arresto 17 persone appartenenti al clan guidato da Raso, oltre ad essere rinvenuti e sequestrati circa 800 chili di droga tra hashish, marijuana e cocaina, 2 pistole revolver, 2 fucili mitragliatori, 1 fucile con mirino ottico, 12 chili di materiale esplodente, centinaia di munizioni di vario calibro e oltre un milione di euro in banconote di vario taglio.