Con l’apertura delle scuole Alessandro Barbero si è schierato contro l’obbligo vaccinale per il personale scolastico così come previsto dalla legge. La questione nasce a opera di 300 docenti universitari che hanno firmato un appello contro il Green Pass.
A puntare i fari sulla questione a livello mediatico è stata la firma dello storico e divulgatore, docente ordinario di Storia Medievale all’Università del Piemonte Orientale. Proprio oggi ha ulteriormente esteso il suo dissenso all’obbligo anche per i lavoratori.
Barbero, torinese doc diplomato al liceo classico Cavour e laureato all’Università degli Studi di Torino, è uno dei punti di riferimento culturale nazionali. La sua opinione ha attirato l’attenzione, e in particolare le motivazioni di tale scelta.
“No al green pass”, i motivi della scelta di Barbero
Alla base della posizione assunta dai docenti contrari al Green Pass c’è il ritenere “ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione (art. 32: ‘Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge’)”.
La polemica nasce dalla privazione della libertà di scelta dato che “o si subisce il Green Pass, oppure si viene esclusi dalla possibilità di frequentare le aule universitarie”. Verrebbero così meno “quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione e rappresenta un pericoloso precedente”.
“Auspichiamo che si avvii un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto (incluse le sue fondamentali componenti amministrativa e studentesca)”. È questa la conclusione con cui si chiude l’appello dei docenti, e l’apertura del dibattito non si è fatta attendere.

Le risposte dell’Università del Piemonte Orientale
Gian Carlo Avanzi, rettore dell’università in cui Barbero insegna, ha preso le distanze dalla posizione assunta dai docenti firmatari. Ha precisato che, in quanto medico direttore del Pronto Soccorso di Novara, non può “che essere favorevole e, anzi, esortare tutti a vaccinarsi il più presto possibile”.
Ad appoggiare la sua scelta c’è il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, sostendo che la norma rispetta il principio democratico. “La misura del Green Pass ha un suo equilibrio, non si obbliga alla vaccinazione ma si dà la possibilità a chi non è ancora vaccinato, ha ancora dei dubbi, di usare il tampone per non essere contagioso”.
Dunque per adesso l’appello dei 300 docenti sembra non aver riscosso ulteriori consensi. Resta tuttavia un legittimo dubbio democraticamente esposto e che, a quanto pare, ha avuto una sua risposta da parte del mondo accademico. Si attende quella della politica.