La 500 che più amava non vedrà più le mani del suo proprietario posarsi sul suo volante. Filippo Falotico, una delle tre vittime della tragedia di via Genova era un giovane ragazzo di 20 anni pieno di vita e passioni. A ricordarlo e rimpiangerlo sono le due comunità di cui faceva parte: Torino, la città dove abitava e Coazze, cittadina in provincia di Torino dove oltre a molti amici trascorreva molto del suo tempo libero per portare avanti quella che era una delle sue più grandi passioni. Il mondo delle 4 ruote.
Filippo amava il rally, le auto da corsa e in special modo la sua 500 a cui dedicava la maggior parte del tempo libero, quello che riusciva a ritagliarsi dopo il lavoro. Ma non va dimenticato nemmeno l’amore per le due ruote, in particolar modo per il motocross, come testimoniano numerose foto postate sui suoi account social.

Il ricordo degli amici di Filippo Falotico
Un suo amico nel gruppo Facebook Cento Lovers dedicato agli amanti delle iconiche auto delle fiat Cinquecento e Seicento lo ricorda così:
“La sua macchina non vedrà più le mani del suo proprietario. Il cofano anteriore foderato con pellicola effetto fibra di carbonio ha ancora disegnati i pittogrammi lasciati dagli amici. Ho parlato con Filippo, diverse volte, quando in garage del condominio trafficava sulla sua auto. Non troppo tempo fa aveva sostituito i cerchioni equipaggiati di gomme estive che sbordavano tre dita fuori dai parafanghi. Con quelli neri, e pneumatici termici che vedete in foto. Uno dei quali, non tiene la pressione. Infatti è sgonfio”.
Ora la sua cinquecento è ferma. Ferma nella rimessa condominiale di Coazze. Un auto che era anche un progetto. E che ora progetto non potrà essere più. Un tragico destino ha spazzato e spezzato via la sua vita e con essa i sogni di quel ragazzo di soli 20 anni che amava armeggiare munito di cric, chiave e tanta pazienza con le auto migliorando ogni giorno una parte, una componente in attesa di vedere poi il risultato finale affiorare dalle sue stessi mani.
Un “ragazzo simpatico e pieno di vita e di cose da fare in futuro” che avrebbe partecipato ancora a molteplici raduni insieme alla sua “macchina chiassosa” ma che un beffardo destino della vita ha voluto spegnere prematuramente la sua vita.