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lunedì 11 Dicembre 2023

Emanuel Cosmin Stoica: l’attivista che sensibilizza alla disabilità con ironia

Intervista a Emanuel Cosmin Stoica, il giovane torinese portavoce dei diritti delle persone con disabilità diventato una celebrità anche sul social Tik Tok

Classe 1999, studente di Giurisprudenza ed attivista per i diritti delle persone con disabilità. Emanuel Cosmin Stoica è un brillante ragazzo torinese che da anni porta avanti battaglie per migliorare l’accessibilità alla città per le persone con disabilità.

Emanuel è anche fondatore di un portale dedicato alla promozione sociale (Educazione Civica ai Tempi dei Social), ricopre la carica come consigliere alla Consulta per le Persone con Difficoltà e ha avuto la proposta (non accettata però da parte sua) a consigliere comunale alle recenti elezioni amministrative. Oltre a tutto questo Emanuel è diventato anche un famosissimo Tik Toker capace di trasformare i suoi video auto ironici riguardanti la disabilità in fenomeni virali nel web.

Ciò che più mi ha colpito di Emanuel durante l’intervista che ho avuto il piacere di realizzare con lui è stata la professionalità ed il fervore con cui porta avanti le sue battaglie, la lungimiranza che lo contraddistingue ma anche una proverbiale ironia, un’arma potentissima che ha utilizzato con sagacia per raccontare la disabilità. Centrando efficacemente il bersaglio.

Ciao Emanuel, sei famoso per il fatto che contesti e denunci attivamente (con espliciti video che si possono trovare anche sul tuo canale Facebook) le barriere architettoniche presenti nella città di Torino. Ti ricordi qual è stata la tua prima battaglia in merito?

Avendo una disabilità fin dalla nascita è da quando sono piccolo che mi scontro con le barriere architettoniche intorno a me. Fortunatamente negli ultimi anni sono stati fatti numerosi progressi al riguardo. Ma mi ricordo che già da quando andavo alle elementari ho avuto l’opportunità di confrontarmi con le istituzioni al riguardo. Ai tempi c’era come Sindaco Chiamparino e ricordo ancora che, con una mappa creata con le maestre e i miei compagni, mi ero recato nel circondario della scuola elementare che frequentavo allora, l’Istituto Pestalozzi di via Banfo a Torino per segnalare tutti quei marciapiedi che non avevano la discesa in prossimità delle strisce pedonali.

Oltre alle barriere architettoniche per le persone con disabilità ci sono anche quelle culturali. Ci puoi fare degli esempi?

Sì, le persone con disabilità devono scontrarsi molto spesso non solo con le barriere architettoniche ma anche con quelle culturali. In generale, non tutti capiscono le esigenze delle altre persone e quindi molto spesso vengono creati degli ostacoli veri e propri. Un esempio classico è chi decide di parcheggiare proprio sulle strisce o davanti a una discesa del marciapiede ostruendo il passaggio non solo ai pedoni ma mettendo in difficoltà anche le persone con disabilità.

Quando il tuo attivismo è iniziato a diventare pubblico?

Mi sono sempre occupato di attivismo, di segnalare ciò che non andava. Finite le superiori ho iniziato l’Università e attualmente sono al quarto anno di Giurisprudenza. E proprio quando ho iniziato il mio percorso universitario il mio attivismo è iniziato a diventare più pubblico. Negli scorsi anni ho collaborato anche come esperto nella quarta commissione consiliare di Torino che si occupa di Sanità e nella seconda che si occupa di Trasporti e Viabilità.

Sei diventato una vera celebrità su Tik Tok e i tuoi contenuti, dei video auto ironici sulla disabilità sono diventati virali. Su che cosa hai voluto ironizzare su questa piattaforma?

Per diffondere i miei messaggi ho sempre utilizzato i social. L’unica piattaforma in cui non ero ancora presente era TikTok e l’ho scelta apposta per sensibilizzare maggiormente quello che è il mondo della disabilità nella fascia più giovane. Molto spesso i ragazzini utilizzano degli insulti come “sei down” o “hai la 104”. Ho preso questi stereotipi e li ho evidenziati in chiave ironica come se fossero qualcosa di positivo e non negativo, come poi realmente sono. E ho sviluppato una precisa strategia di comunicazione che sta funzionando bene. Sono molto contento se questi contenuti possono cambiare modo di pensare la disabilità non solo tra le persone più giovani ma anche tra quelle adulte.

Sei anche stato segnalato come “bullo” dalla piattaforma di Tik Tok vero?

Sì all’inizio e ho dovuto affrontare anche una battaglia non indifferente con  la piattaforma di Tik Tok. Il social voleva proteggere le persone con disabilità quindi ha rimosso e bloccato i miei contenuti con la dicitura “bullismo e molestie”. Però non dovrebbe funzionare così. L’unica vittima discriminata sono io che mi ritrovo ad essere sia il bullo che il bullizzato.

Come mai hai scelto di parlare di disabilità con ironia?

Quello che ho notato e scoperto è che trattare alcuni temi in maniera leggera ed utilizzare i linguaggi dei social è vincente. Quindi ho scelto di utilizzare l’ironia e i meme. Questo è servito per far capire ai giovani concetti anche molto difficili permettendomi anche di ottenere un confronto con il pubblico ancora più giovane di me.

In merito ti chiedo anche questo: qual è la terminologia esatta da utilizzare quando si parla di disabilità. Molto spesso ci si riferisce alle persone affette da disabilità come “persone con bisogni speciali”. Qual è la tua opinione in merito?

Bisognerebbe usare una terminologia più corretta e inclusiva sotto tutti i punti di vista e quindi non parlare di “persone diverse” o “diversamente abili” o “persone speciali”. La migliore terminologia da utilizzare è “persone con disabilità” quindi specificare il fatto che anche un disabile è pur sempre una persona. Secondo me, ma anche secondo le persone che conoscono questo, è il miglior modo per poter esprimere il concetto.

Come ti sei avvicinato al mondo politico?

I miei studi alle superiori si sono concentrati su amministrazione, finanza e marketing e questo percorso scolastico ha permesso che io mi avvicinassi molto al mondo politico. Poi ho svolto per un paio di anni il ruolo di consulente politico per quanto riguarda la comunicazione di un consigliere comunale.

Tutto ciò mi ha permesso di capire come funziona l’apparato burocratico e quindi a differenza di altre persone attiviste io ho una carta in più da giocare che è quella di sapere come funziona la pubblica amministrazione. Questo molto spesso mi aiuta a capire quale potrebbe essere la migliore delle soluzioni. Perché a volte delle soluzioni possono parere perfette ma inapplicabili sotto il punto di vista pratico. Per esempio non si potrà mai obbligare tutti i commercianti ad avere la pedana per poter accedere ai negozi: però si può far capire che se si attrezzano con misure più accessibili potranno guadagnarci perché attirerebbero più clienti.

Ti hanno fatto una proposta di candidatura come consigliere per la nuova amministrazione comunale ma hai rifiutato. Come mai?

Non mi sono candidato in questo mandato anche se ne ho avuto l’occasione di farlo con diverse liste anche in conflitto tra loro. Questo per il semplice fatto che a gennaio 2021 sono entrato a far parte della CPD, la Consulta per le Persone con Difficoltà. Essere all’interno della Consulta mi permette di essere a contatto con diverse realtà e diverse problematiche che posso poi riportare all’amministrazione. Ho pensato che la scelta di non candidarmi fosse il modo migliore per ottenere dei risultati. Se fossi stato eletto avrei dovuto occuparmi di tutte le problematiche e non solo quelle delle persone con disabilità e quindi il mio tempo non avrei potuto impiegarlo efficacemente in questa direzione.

Prima hai citato una collaborazione con l’amministrazione politica uscente. Qual è stato il tuo contributo?

Per qualche anno sono stato nominato come esperto del gruppo dei Moderati e quindi sulle tematiche che riguardavano la disabilità consigliavo il consigliere Magliano.
Un’interpellanza a cui ho dato una grossa mano è stata quella riguardante le strisce blu in città: le abbiamo rese gratuite per le persone con disabilità e dotate di tagliandino. Questo perché avevamo scoperto che i parcheggi gialli liberi e non riservati erano in numero inferiore rispetto a quelli previsti dalle varie leggi. È stato un grande passo per Torino.

Ci racconti come è nata l’associazione “Educivica l’educazione civica ai tempi dei social” da te creata a marzo 2021?

All’inizio è nata come una mia pagina personale poi è cresciuta e ho pensato potesse diventare un’associazione vera e propria di promozione sociale. L’obiettivo di questa pagina è infatti promuovere la consapevolezza costituzionale. Con questa associazione c’è stato un approccio diretto verso i giovani anche nella fascia che va alle scuole medie e alle scuole superiori. Partecipiamo anche a numerosi progetti formativi con i Comuni anche limitrofi a Torino, andiamo nelle scuole e facciamo delle ore di educazione civica. Sarebbero i professori a doverlo fare ma molto spesso non hanno né gli strumenti né le capacità.

Quanto secondo te attualmente Torino è accessibile per le persone con disabilità e quanto può fare ancora?

Torino, tra le grandi città, è tra le più accessibili, se paragonata a Firenze, Roma, Milano. Bisogna però evitare di fare passi indietro ma anche di stare fermi. Ed invece di migliorare ultimamente si sta peggiorando.

Ti riferisci alla questione della sosta dei monopattini che molto spesso ostruiscono marciapiedi?

Sì, io credo nella mobilità sostenibile però il parcheggio selvaggio dei monopattini elettrici ha aumentato gli ostacoli che le persone con disabilità affrontano quotidianamente. Stanno diventando un impedimento all’accessibilità e stanno diventando delle barriere. Quello che è successo con i monopattini è qualcosa che non deve più accadere in futuro. Ci sono persone non vedenti che purtroppo sono finite in ospedale. E finalmente si è arrivata una norma nazionale che definisce che i monopattini elettrici non possono essere parcheggiati sui marciapiedi.

Esiste in Comune una figura specifica che collabora con le persone con disabilità?

Il Comune di Torino nella passata amministrazione aveva nominato la figura del Disability Manager. Era una persona molto competente. Poteva dare solo pareri non vincolanti e un contributo all’amministrazione comunale.

Io penso però che il regolamento in merito sia sbagliato perché a questa figura viene richiesto un master specifico e senza garantirgli uno stipendio ma al massimo un rimborso spese. In una città come Torino questa figura ha un ruolo chiave e viene richiesto un impegno notevole perché deve sapere mediare tra la cittadinanza e chi sta al potere. Bisognerebbe quindi che svolga un ruolo più politico e che abbia più voce in capitolo per quanto riguarda le questioni dedicate alla disabilità.

Rossella Carluccio
Rossella Carluccio
Classe 1983. Ha iniziato con il giornalismo locale nel 2005 lavorando prima per “Il Risveglio” e poi per “Il Canavese”. Dal 2009 è giornalista pubblicista. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione inizia un’avventura lavorativa nel mondo del digital marketing ma senza dimenticare la sua prima passione, la scrittura. Unisce questi due universi e diventa copywriter. Dal 2021 ritorna a vestire i panni della giornalista.

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