La scorsa settimana il Ddl Zan, il disegno di legge contro l’omobitransfobia è stato bloccato in Senato e l’iter burocratico per trasformare la proposta in una legge vera e propria ufficialmente fermato.
L’indignazione e la rabbia sono serpeggiati subito in chi in questo decreto vedeva finalmente la possibilità di veder legittimati i diritti di un’intera comunità.
“Il modo in cui è stato affondato il DDL Zan è, a nostro parere, vergognoso, ed è la prova di una classe politica che non vuole vedere e non ascolta i bisogni della società che dovrebbe governare. I fischi e gli applausi dei senatori e delle senatrici contenti e contente di aver bloccato il DDL Zan sono una mancanza di rispetto alle tantissime vittime di omolesbobitransfobia che ogni giorno ci sono nel nostro paese” hanno commentato i referenti del Comitato Territoriale “Ottavio Mai” dell’Arcigay Torino.
Torino non è rimasta a guardare dopo aver visto affossare in Senato il decreto che avrebbe permesso maggiori misure di prevenzione e contrasto all’omofobia, alla transfobia e alle altre discriminazioni riferite all’identità di genere nonché alla disabilità.
Una protesta arcobaleno si è riversata nelle strade di Torino sabato 30 ottobre. Sono state 5mila le persone scese in piazza Carignano per manifestare verso la classe politica responsabile della “tagliola” in Senato del Ddl Zan.
La manifestazione organizzata dal comitato Torino Pride ha radunato le maggiori associazioni torinesi lgbt tra cui ovviamente il Comitato Territoriale “Ottavio Mai” dell’Arcigay Torino ma anche le istituzioni che appoggiavano l’approvazione in Senato di questo decreto nonché una moltitudine cittadini di Torino.

Quali sono gli scenari futuri per il ddl Zan? La parola di Arcigay di Torino
È giusto ricordare le varie fasi di questo discusso disegno di legge contenente le “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
Approvato alla Camera il 4 novembre 2020 il ddl Zan si era poi arenato in attesa di passare al Senato. Da alcune fazioni è stato notevolmente controbattuto e contestato mentre da altre portato avanti con coraggio ottenendo anche il sostegno di numerosi personaggi famosi. Il disegno di legge proposto dal deputato Alessandro Zan è stato poi ufficialmente affossato in Senato: due compagini politiche (Lega e Fratelli di Italia) hanno richiesto il non passaggio e il non esame degli articoli in esso contenuti richiedendo anche la votazione dei senatori a scrutinio segreto. La richiesta è stata approvata e con 154 voti a favore.
Ora, dopo il blocco in Senato del decreto di legge Zan si sta molto discutendo di quali manovre potranno essere messe in campo in futuro al riguardo. Ciò che la legge stabilisce è che una proposta di legge presentata in commissione e poi bocciata deve aspettare una tempistica burocratica di almeno altri 6 mesi per essere riproposta in commissione.
Abbiamo chiesto ai referenti del Comitato territoriale “Ottavio Mai” dell’ArciGay Torino quando probabilmente il decreto potrà essere riproposto in futuro ma secondo loro l’intenzionalità di affossare il decreto in maniera definitiva è stata chiara.
“Il regolamento prevede che trascorsi i sei mesi sarebbe possibile riprendere la discussione ma nella realtà dei fatti questo non accadrà mai. Il voto fu proposto con la chiara intenzione di affossare il ddl Zan e così è stato. Ci auguriamo che il governo intervenga su quanto successo e prenda una posizione netta su quali siano le intenzioni riguardo ai diritti civili” commentano i referenti dell’ArciGay di Torino.
Anche ad una probabile frammentazione del decreto è una strada per nulla considerabile e percorribile da parte del Comitato “Ottavio Mai” di Torino.
“Non sarebbe assolutamente accettabile che le singole azioni previste dal ddl Zan vengano spacchettate e riproposte singolarmente. Delle azioni punitive verso i crimini d’odio devono andare di pari passo con un lavoro culturale che deve partire dalle scuole e integrato al supporto alle persone discriminate” concludono.

A contestare l’affossamento del Ddl Zan anche il sindaco di Torino Stefano Lo Russo
Alla manifestazione, organizzata da Torino Pride, non hanno preso parte solamente le associazioni lgbt torinesi ma anche alcune istituzioni. Nel fiume di persone radunato in Piazza Carignano c’è stato anche il neo sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.
Alcuni giorni fa sul suo account Facebook aveva espresso la sua contrarietà allo stop al Senato del ddl Zan, evidenziando come questo fosse un brutto segnale della politica.
“Se ne parla da parecchio, la politica ha dimostrato di essere più indietro del vivere comune. Tutelare tutte e tutti dovrebbe essere un terreno di confronto sicuramente, ma con lo scopo condiviso di garantire una parte della comunità ancora troppe volte esposta alla violenza e alla discriminazione. È, e rimane, una battaglia di civiltà” aveva scritto il primo cittadino sul suo account FB.
E la sua presenza alla manifestazione di protesta è un segnale forte alla causa LGBTQIA+ e ai diritti della sua comunità.
“Torino è e resterà la capitale dei diritti di tutte e tutti. I diritti vivono con le persone e si affermano nella società. Siamo in piazza a sostenere un disegno di legge giusto, di civiltà: quello di difendersi da violenze e discriminazione. Torino continuerà a far sentire la sua voce e saremo sempre contro ogni forma di discrimazione e odio” scrive sul suo account social il Sindaco Lo Russo.
Il Comitato “Ottavio Mai” dell’ArciGay Torino ha commentato così la sua presenza: “Ci aspettavamo la presenza del sindaco, giudicheremo la sua presenza e il suo sostegno appena vedremo le azioni che verranno realizzate a Torino verso la popolazione LGBTQIA+”.