Oltre alla questione legata all’inchiesta sul suicidio di Moussa Balde, il 23enne originario della Nuova Guinea che si è tolto la vita nella notte tra il 22 e il 23 maggio 2021, c’è un altro importante tema riguardante il Cpr di Torino (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) che sta destando non poco interesse da parte dell’opinione pubblica. Il tema, di stretta attualità, riguarda il numero esiguo di vaccinazioni anti-Covid a cui si sono sottoposti gli ospiti del centro. Secondo quanto dichiarato dall’Asl solamente due persone avrebbero accettato l’inoculazione del vaccino, mentre le restanti 51 si sarebbero rifiutate per timore di essere rimpatriati.
Una versione che non ha convito gli esponenti di Sinistra Ecologista, Marco Grimaldi, Alice Ravinale e Sara Diena, che proprio la settimana scorsa si sono recati nell’Ospedaletto di via Maria Mazzarello 31 per effettuare un sopralluogo. Secondo il consigliere regionale e le due consigliere comunali le misure di sicurezza Covid all’interno della struttura sarebbero inesistenti.
Ai tre è venuto spontaneo fare un raffronto tra la gestione dell’epidemia all’interno delle carceri piemontesi, che hanno avuto modo di visitare in prima persona, e quella del Cpr torinese. Uno tra i particolari di maggiore rilevanza che è emerso nel corso del sopralluogo, grazie anche alle testimonianze dirette di funzionari e dei trattenuti, è che non esiste un vero e proprio protocollo per le vaccinazioni e nemmeno un registro.

Non c’è una zona di isolamento in cui collocare gli ospiti tra il 1° e il 2° tampone
Al momento dell’ingresso ai detenuti viene effettuato un tampone, ma questi non vengono spostati in un luogo di transizione o di isolamento, così come avviene nelle carceri e come anche previsto da alcuni protocolli Asl. “L’esito negativo del primo test non presuppone che la persona non sia contagiata, – sottolineano da Sinistra ecologica – il ritorno nella promiscuità dovrebbe avvenire solo dopo l’attestata negatività del secondo tampone. Con questo modus operandi il centro è a rischio.“
Il problema, secondo Grimaldi, è che se anche la Direzione del Centro avrebbe provveduto a dare la propria disponibilità per effettuare le inoculazioni perché non esiste un documento ufficiale che spieghi quando ciò è accaduto? Perché non esiste un registro che annoti quante persone hanno declinato così da avere un quadro esatto della situazione all’interno dell’Ospedaletto? Protocollo che invece esiste all’interno delle carceri italiane.
All’interno del Cpr Torino manca una struttura Asl: la sanità è gestita da un service esterno
L’accusa, non troppo velata, del consigliere di Sinistra Ecologica è l’assenza di una struttura Asl all’interno del Cpr: “Il problema vero è che i medici all’interno della struttura sono dipendenti di un full service, lo stesso che ha in gestione la sanità le carceri francesi e il cui appalto è in scadenza“. Una mancanza che si ripercuote non solo su vaccini e richiami, ma anche per quanto concerne le visite specialistiche che a quanto pare sono pochissime. “Tutto ciò determina una situazione sanitaria peggiore rispetto alle carceri. Abbiamo subito informato l’Assessore Rosatelli e chiediamo all’Assessore alla Sanità della Regione di garantire ai trattenuti almeno uguali diritti di chi è in prigione” affermano con forza gli esponenti di SE.

Necessario un protocollo sulle vaccinazioni
Inoltre viene rimarcata la mancanza di adeguate informazioni: “Al momento del loro ingresso i trattenuti non vengono informati in alcun modo della possibilità di ottenere la vaccinazione e di come richiederla. E i mediatori in servizio presso la struttura non hanno avuto alcun mandato che permette loro di chiedere a tutti i trattenuti se vogliono essere vaccinati“. Addirittura, secondo la ricostruzione di alcuni ospiti, la richiesta per effettuare i tamponi sarebbe giunta a voce da alcuni agenti delle forze dell’ordine. Una pratica inusuale e che soprattutto non è possibile mettere agli atti.
Non esisterebbe nemmeno il modulo di consenso informato e la relativa spiegazione sui vaccini. L’esistenza di un protocollo garantirebbe la quasi totale adesione da parte dei trattenuti? Secondo Grimaldi “è impossibile stabilirlo e non sarebbe corretto darlo per assodato” ma aiuterebbe a comprendere meglio la situazione.
Marco Grimaldi: “Fondamentale rispettare il diritto alla salute dei trattenuti”
“Positivo, quindi” – concludono i tre esponenti di Sinistra Ecologista – “che l’ASL di Torino abbia dato la propria disponibilità a procedere con le vaccinazioni e a eseguire i tamponi necessari a evitare l’esposizione dei trattenuti al rischio di contagio, ma affinché il diritto alla salute dei trattenuti sia concretamente rispettato occorre che il presidio dell’ASL sia garantito con continuità e che i trattenuti siano correttamente informati circa la possibilità di essere vaccinati e di richiedere i tamponi. E nel corso del nostro sopralluogo abbiamo constatato che purtroppo tale informazione è del tutto assente.”