Il Coordinamento Rider della Cgil Torino (Camera del Lavoro, Nidil e Filt Torino) ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia del ciclofattorino di Firenze, investito e ucciso il 1° ottobre durante una consegna di lavoro, oltre che a tutta la comunità dei rider. Inoltre ricorda che il giorno prima nel capoluogo piemontese erano accaduti altri tre infortuni, di cui uno particolarmente grave.
La sigla sindacale denuncia le gravi condizioni di lavoro che condannano migliaia di rider a lavorare costantemente in condizioni precarie e insicure. La richiesta è quella di un intervento celere da parte delle Istituzioni preposte e che si faccia il possibile perché vengano forniti al più presto ai lavoratori i dispositivi di protezione individuale.
In un comunicato ufficiale si sottolinea come la preoccupazione più grande non riguardi solamente la remunerazione a “cottimo” nelle consegne che costringe i rider a correre per poter guadagnare qualche euro e non scendere nel ranking reputazionale, classifica che permette di avere accesso ai turni più remunerativi, ma soprattutto le condizioni di lavoro.
La missiva prosegue ricordando come il luogo di lavoro per questa categoria siano le strade delle città con qualsiasi condizione meteo e che nonostante l’esistenza della norma nazionale su salute e sicurezza (D.lgs 81/2008), oltre ad alcuni protocolli aziendali, “continui a non esserci tutela soprattutto nei casi di pioggia e intemperie perché le aziende non accettano di fermare il lavoro per tutelare la sicurezza dei lavoratori“.
E come se non bastasse, altra nota dolente, si conosce solo una parte degli infortuni che realmente accadono. Questo perché non vengono denunciano dai lavoratori per svariati motivi tra i quali la paura di ritorsioni da parte delle aziende, per l’impossibilità di lavorare con la propria identità (caporalato digitale) dovuta – secondo la Cigl – a norme sbagliate sull’immigrazione e perché, nonostante le norme, l’Inail difficilmente riconosce gli infortuni in questo settore.